"Cruijff era più bravo, ma il campione del mondo sono stato io". La verità incontestabile venne sancita da Franz Beckenbauer parecchi anni dopo la finale dei Mondiali del 1974, quella vinta dalla Germania Ovest nei confronti dell'Olanda. In questa semplice frase è racchiusa l'essenza di ciò che, tra meno di dieci giorni, prenderà il via in Russia. Dinanzi alla Coppa del Mondo non esistono veterani o giovani promesse, esistono soltanto uomini che inseguono fin da bambini il sogno di levarla al cielo. Il calcio offre diversi modi per ottenere l'immortalità sportiva, i Mondiali sono quello più diretto e più equo perché danno questa chance anche a giocatori solitamente meno celebrati da mass media e tifosi.

Dunque, se volete sapere cosa rappresenta la Coppa del Mondo e come si diventa immortali senza essere mai stati autentici Dei del pallone, chiedetelo a Jorge Burruchaga o a Marco Materazzi, oppure a Mario Gotze, tutta gente che ha avuto accesso nell'Olimpo solo perché ha realizzato un gol importante e decisivo che ha permesso alle rispettive nazionali di salire sul tetto del mondo. Il grande circo del calcio mondiale riapre dunque i battenti per la sua 21esima edizione. In Italia la ricorderemo sempre, perché è l'edizione che non ci vede al via dopo ben 60 anni. Ma ci sono anche celebrati fuoriclasse che, al contrario, in Russia ci saranno e che vorrebbero ricordare questo Mondiale come il giorno in cui hanno consacrato la propria immortalità, seppure siano già stati ampiamente divinizzati dai rispettivi tifosi: Leo Messi, Cristiano Ronaldo e Neymar si contendono già da qualche anno la palma di miglior giocatore del pianeta ed il Mondiale per loro è una vera ossessione.

I primi due, in particolare, sanno che in Russia avranno davvero l'ultima possibilità di sollevare la Coppa del Mondo.

Messi ed il 'fantasma' di Maradona

Con i suoi 64 gol realizzati in 124 partite, Leo Messi è già nella storia della seleccion argentina come miglior marcatore di sempre. Eppure, nonostante queste cifre, si è sempre accusato il fuoriclasse di Rosario di 'bucare' clamorosamente gli appuntamenti decisivi con l'Albiceleste.

C'è qualcosa di vero, testimoniato dalle ultime tre finali perse dall'Argentina in altrettanti appuntamenti internazionali: quella dei Mondiali di quattro anni fa contro la Germania e le due di Copa America entrambe bruciate ai calci di rigore al cospetto del Cile. Nel 2014, Messi venne definito il miglior giocatore dei Mondiali brasiliani, ma la sua opaca prestazione nella finalissima contro i tedeschi pregiudicò decisamente un ottimo torneo.

Due anni fa, dopo aver perso la finale della Copa America del Centenario contro i cileni, il fuoriclasse del Barcellona aveva annunciato il suo addio alla Nazionale. Per fortuna dell'Argentina ha cambiato idea quasi subito, la sua squadra ha faticosamente centrato la qualificazione ai Mondiali e lo deve alle sue prodezze nella partita decisiva, alla tripletta che ha piegato l'Ecuador a Quito. L'Argentina è comunque tra le favorite del Mondiale e dovrà subito produrre il massimo impegno in un girone tutt'altro che agevole contro Islanda, Croazia e Nigeria. Una squadra di solisti eccelsi, come sempre, ma anche un'orchestra capace di steccare clamorosamente le sinfonie sulla carta più semplici.

Il tenore è sempre lo sesso e l'Argentina dipende da lui, così come dipendeva da Diego Maradona nel 1986 ed il confronto con 'El Pibe de Oro' sarà sempre una sorta di eterno traguardo in vista e mai raggiunto per Messi, a meno di sollevare la Coppa del Mondo. Lo scorso 24 giugno ha compiuto 31 anni ed è consapevole che questi saranno i suoi ultimi Mondiali. La 'pulce' in realtà nella sua carriera ha vinto molto di più di Maradona, ma quella Coppa levata al cielo dal suo predecessore nell'assolato pomeriggio di Città del Messico, 32 anni fa, rappresenta un'impresa unica ed irripetibile perché scandita gara dopo gara da autentiche magie entrate nel mito. Nessuno può discutere il talento dell'attuale capitano dell'Argentina, ma tra dieci giorni in Russia scatterà la sua ultima possibilità di eguagliare il 'Dio del pallone' al quale si è ispirato sin da ragazzino.

Cristiano Ronaldo e l'eterna incompiuta

Ha vinto tutto a livello di club, frantumando record su record. Cristiano Ronaldo ha appena conquistato la sua quinta Champions League, la quarta con il Real Madrid, ma relativamente alla Nazionale ha la 'sfortuna' di giocare in quella che viene considerata una 'eterna incompiuta'. Due anni fa, ai Campionati Europei di Francia, si è verificato un piccolo, grande miracolo sportivo: il Portogallo si è laureato campione continentale vincendo il suo primo titolo internazionale. Ironia del destino, CR7 non è stato decisivo per la conquista della Coppa Europa, un infortunio lo ha costretto a lasciare il palcoscenico della finalissima dopo appena 25'. Il vero Ronaldo, in fin dei conti, si era visto soltanto nella semifinale contro il Galles: per il resto il suo non è stato un grande Europeo, in verità non lo è stato per nessuno degli annunciati protagonisti e, alla fine, ha vinto una squadra solida e pragmatica, ma tutt'altro che irresistibile.

Difficile che la ricetta sia sufficiente per vincere anche la Coppa del Mondo, per il miracolo più grande ci vuole il fuoriclasse più grande, quello che da tre stagioni consecutive trascina il Real Madrid al trono continentale. CR7 ha 33 anni, saranno i suoi ultimi Mondiali e la sua squadra non figura tra le pretendenti al titolo, almeno sulla carta. Nel girone del primo turno troverà la Spagna in quella che, a tutti gli effetti, è la sfida più attesa del primo turno in programma a Sochi il 15 giugno; poi Marocco ed Iran che sembrano piuttosto alla portata salvo sorprese clamorose. Per la sua ultima apparizione alla kermesse iridata, Ronaldo il portoghese vuole lasciare il segno, qualunque sia il risultato finale della sua Nazionale.

Magari riesce anche a convincere il suo quasi omonimo, Ronaldo il brasiliano, ad inserirlo nella sua personalissima Top 11 All Times, dove fa la sua bella figura Messi e non il fuoriclasse del Real.

Neymar, non chiamatelo 'erede di Pelé'

Rispetto ai due colleghi già descritti, Neymar viene sempre messo un passo indietro. Sarà per l'età (26 anni), sarà per un palmares più scarno o per una questione di carisma che, almeno finora, sembra essere inferiore ai capitani di Argentina e Portogallo. L'unico campo in cui può vantarsi di aver battuto tutti è quello economico: grazie alla cifra siderale di 222 milioni di euro sborsati lo scorso anno dal PSG per il suo acquisto dal Barcellona, Neymar è il giocatore più costoso di sempre.

La sua prima stagione in Francia, però, è stata controversa: la formazione parigina ha dovuto cedere il passo in Champions League al Real Madrid, lui è uscito di scena lo scorso febbraio causa infortunio dal quale,per fortuna, è apparso perfettamente recuperato nell'amichevole di pochi giorni addietro in cui il Brasile ha battuto la Croazia ed ha avuto la strada spianata da un suo fantastico gol. Dei tre aspiranti all'immortalità, Neymar è forse quello che ha più chances: il Brasile di Tite sembra quasi una macchina perfetta e possiamo ben dire che la Nazionale cinque volte campione del mondo non era così forte ed autorevole dall'ultimo mondiale vinto, quello nippo-coreano del 2002. Sarà ovviamente il campo a confermare o smentire questa impressione (i brasiliani affrontano al primo turno Svizzera, Serbia e Costarica) ma rispetto a Messi e Cristiano Ronaldo, un titolo iridato per 'O'Ney' rappresenterebbe la svolta della carriera, mentre per gli altri due colleghi sarebbe il massimo alloro a suggello di una fantastica parabola giunta però ai titoli di coda.

Meno completo del fuoriclasse argentino, meno potente del divin lusitano, Neymar è però un misto di tecnica sopraffina, istinto, fantasia e sfrontatezza calcistica: nei suoi piedi c'è la magia del Brasile, quella esercitata in passato da Pelé, Garrincha o Zico. Il gap ancora esistente con i due plurivincitori del Pallone d'Oro può essere colmato con gli anni, il fantasista brasiliano ha ancora margini di miglioramento. I prossimi Mondiali potrebbero dunque dirci se il calcio internazionale vive ancora del dualismo tra la 'pulce' e CR7, oppure si appresta a cambiare padrone. Ma per favore, non chiamatelo 'erede di Pelé' o rischiate seriamente di sminuirlo nel confronto con il 'padre di tutti gli Dei'.