Se fosse un film, avrebbe certamente contorni demenziali. Per l'Italia calcistica purtroppo è un film horror che, oltre al danno, aggiunge una sorta di beffarda crudeltà. In quel di Niznij Novgorod si sono affrontate Svezia e Corea del Sud, inserite nel gruppo F del primo turno dei Mondiali di Russia 2018, match che certamente non passerà alla storia del calcio per il livello di gioco espresso dalle due formazioni, vinto di misura dagli scandinavi con il punteggio di 1-0 grazie ad un rigore concesso con il VAR e trasformato dall'ex genoano Granqvist.
Relativamente alla Svezia, sappiamo tutti che si tratta della squadra che ci ha sbarrato la strada verso la Russia eliminandoci nei play off che assegnavano ulteriori posti per il torneo iridato. La Corea del Sud ci eliminò negli ottavi di finale dei Mondiali 2002, quelli che vedevano la nazionale asiatica nel ruolo di co-padrona di casa (insieme al Giappone) in un match caratterizzato da un arbitraggio assolutamente scandaloso da parte dell'ecuadoriano Byron Moreno. Indovinate un po'? Da quel giorno sono trascorsi 16 anni esatti, era il 18 giugno del 2002.
La Svezia e le due Coree: storiche 'bestie nere'
Ad essere del tutto sinceri, svedesi e coreani non evocano ricordi piacevoli indipendentemente dai precedenti citati.
La Svezia ci aveva eliminato dai Mondiali del 1950 ed otto anni dopo, al Mondiale organizzato in terra svedese che vide sbocciare il talento immenso di Pelé, l'Italia fu estromessa nelle qualificazioni dall'Irlanda del Nord così come sarebbe accaduto quasi 60 anni dopo in vista di Russia 2018. Certamente l'eliminazione del '58 non fu colpa degli svedesi, ma qualcuno potrebbe parlare di una 'strana allergia' da parte nostra a Stoccolma e dintorni (non andammo in Svezia nemmeno nel 1992, in occasione dei campionati d'Europa).
Relativamente alla Corea, il termine di 'bestia nera' va esteso innanzitutto a quella del Nord che nel 1966 ci estromise dai Mondiali con il gol del dentista Pak Doo-ik. Da quel momento 'Corea' divenne un luogo comune per indicare sconfitte clamorose, tant'è che altre nazionali che, nel corso degli anni, sono andate incontro a disfatte assolutamente impreviste hanno 'trovato la loro Corea' nel gergo giornalistico.
L'Italia addirittura è stata capace di ritrovare la Corea, anche se era quella del Sud, nel 2002. Ma su quel match giocato 16 anni addietro pesò certamente la direzione di gara di quel 'personaggio' in giacchetta nera, discusso e discutibile, che rispondeva al nome di Byron Moreno che fischiò davvero l'inverosimile.
Tristi amarcord
Ma come sta vivendo gli italiani il Mondiale senza Italia? Tutto sommato non bene in base a ciò che leggiamo sui social network. Qualcuno parla di 'Mondiale falsato dall'eliminazione dell'Italia', come se fossimo stati estromessi d'ufficio invece che sul campo, aggiungendo che alla luce di un livello di gioco finora poco esaltante, la nostra squadra avrebbe vinto a mani basse.
Ad onore del vero, il Mondiale finora non è certamente un esempio di bel calcio, ma noi non abbiamo meritato di arrivarci, punto. Così alcune emittenti hanno ben pensato di proporre tristi amarcord: La7 ha mandato in onda la finale di Berlino del 2006, quella vinta ai rigori contro la Francia che ci regalò il quarto titolo mondiale e la piattaforma Netflix ha deciso di trasmettere tutte le partite degli azzurri ai Mondiale di Germania di dodici anni fa. Al di là di scelte certamente vincenti dal punto di vista dello share (la replica della finale di Berlino è stata vista da quasi 1 milione di italiani), ci sembra tutto alquanto patetico. Denigrare gli altri per il gioco poco brillante anteponendo un 'se ci fossimo stati noi', quando noi non ci siamo perché siamo stati eliminati e guardare al passato (per un Mondiale vinto meritatamente, ma che non brillò certamente tra gli esempi di bel calcio) è un pessimo palliativo.
Ci auguriamo pertanto che in FIGC si rimbocchino le maniche per evitare altre estati di triste e feroce invidia (altro non è il sentimento che aleggia sull'Italia calcistica) a tutti gli italiani innamorati del pallone.