Matteo Salvini ed il calcio. La sua passione per il Milan è nota, così come la sua 'tuttologia'. Stavolta però il suo commento di 'natura tecnica' ha fatto arrabbiare non poco Gennaro Gattuso, l'allenatore del Milan, criticato dal vicepremier dopo il pareggio 1-1 ottenuto in casa della Lazio. Salvini, nello specifico, ha contestato la scelta del tecnico di non fare nessun cambio. 'Ringhio' lo ha invitato ad occuparsi di ciò che gli compete.

Il vicepremier: 'Perché nessun cambio? Non l'ho capito'

Matteo Salvini era in tribuna allo stadio Olimpico con tanto di sciarpa della sua squadra del cuore.

Il leader leghista tifa Milan sin da quando era un bambino ed alla fine si è mostrato indispettito dell'occasione sprecata dai rossoneri, in vantaggio dopo la mezz'ora della ripresa e raggiunti in pieno recupero dalla Lazio. Dunque, a conti fatti, due punti persi sul filo di lana. "Se io fossi stato in Gattuso avrei fatto qualche cambio, non ho capito perché non ha cambiato nessuno nel secondo tempo. I giocatori erano stanchi, comunque va bene anche così".

Il tecnico del Milan: 'L'Italia è un Paese incredibile'

Stavolta però l'allenatore del Milan ha deciso di non ingoiare il rospo e la sua risposta è stata durissima. "Non ho fatto cambi e Salvini si lamenta? Io non parlo di politica perché non capisco nulla - ha detto ai giornalisti - e credo che alla politica debba pensare Salvini.

Con tutti i problemi che abbiamo in Italia, se il vicepremier parla di calcio è segno che davvero siamo messi malissimo". Ha poi rincarato la dose, ricordando alcune precedenti polemiche accese dallo stesso ministro dell'Interno. "Prima Higuain, poi i biglietti del derby, ora i cambi. L'Italia è un Paese incredibile".

Calcio e politica, Gattuso come Joao Saldanha

Sentendo le parole di Gattuso, il nostro primo pensiero è andato al grande Joao Saldanha. Per chi non mastica calcio a livelli storici, Saldanha fu chiamato a sorpresa alla guida della nazionale brasiliana nel 1969, una scelta clamorosa perché sebbene si trattasse di un ex calciatore con una parentesi da allenatore alla fine degli anni '50 (tra l'altro vincente alla guida del Botafogo), non aveva altre esperienze.

Costruirà la squadra più forte di tutti i tempi, il Brasile che vincerà i Mondiali messicani del 1970, quella splendida orchestra che annoverava gente come Pelé, Rivelino, Tostao, Gerson, Jairzinho e Carlos Alberto. Ma in quel campionato del mondo, Saldanha non sarebbe andato da CT: il regime militare lo avrebbe esonerato poco prima del torneo, dopo che 'Joao senza paura' aveva vinto trionfalmente le qualificazioni e scelto (questo lo fece il giorno stesso della sua presentazione alla stampa) la rosa da portare in Messico. La sua militanza nel Partito Comunista ed il suo passato attivismo in difesa delle masse operaie e contadine erano poco graditi all'estrema destra al potere. Prima che qualcuno ci accusi di dare del 'fascista' a Salvini, è bene spiegare cosa accomuna Saldanha a Rino Gattuso.

Quando nel 1969 il generale Emílio Garrastazu Médici diventa presidente della giunta militare del Brasile, decide di dire la sua sulla selecao di Saldanha, chiedendo al CT di convocare il suo pupillo, il centravanti Dario dell'Atletico Mineiro, in arte Dada Maravilha. "Pensi a scegliere i ministri e lasci stare le cose serie", gli risponderà Saldanha. Gattuso in realtà ha detto l'esatto contrario, ha invitato Salvini ad occuparsi di cose più importanti del calcio. Ma resta il concetto, quello che ognuno dovrebbe fare il suo mestiere.