Succede, nel calcio più che in ogni altro sport, che una squadra si trovi a dover rimontare 3 gol in una gara secca e di doverlo fare contro tutti i favori del pronostico, contro tutti gli scetticismi e contro il giocatore che tutti considerano il più grande al mondo. Succede di dover scalare una montagna sospinti solo dalla voglia di vincere e da uno stadio gremito di tifosi che sospingono i loro giocatori.
Ieri sera, nella semifinale di ritorno della Champions League, ciò che è successo è esattamente tutto questo. Una gara, quella tra Liverpool e Barcellona che ha fatto strabuzzare gli occhi a tutto il mondo e che rimarrà scritta negli annali del calcio.
Lo spettacolo della Champion League
Il Barcellona aveva strapazzato i reds di Klopp appena una settimana fa in terra catalana, quando la doppietta di Messi annichilì un Liverpool piegato dallo strapotere della pulce e tutto il mondo idolatrava il Dio del calcio, Leo Messi, autore di una partita sontuosa. Ieri sera, la squadra spagnola, forte del secco tre a zero dell'andata, si è presentata ad Anfield con l'esperienza di chi ha già subito una rimonta inaspettata, lo scorso anno, ad opera della Roma e consapevole, di non voler rivivere un altro incubo.
Nel calcio tutto è possibile, ma nessuno avrebbe immaginato che anche in questa occasione Messi e company facessero cilecca in cosi malo modo. Merito indiscusso di un Liverpool che pur orfano di Firmino e della stella Salah, è riuscito a sovvertire tutti i pronostici segnando quattro gol ed esprimendo un calcio spettacolare.
La formazione di Valverde è scesa in campo forte di un risultato quasi impossibile da rimontare, ma ha subito oltremodo il gioco della formazione di Klopp dovendosi infine arrendere agli inglesi.
Il Liverpool, trascinato da un pubblico spettacolare, ha martellato incessantemente i catalani, incapaci di esprimere il loro gioco per merito degli avversari che li hanno annichiliti in tutte le zone del campo, in ogni reparto, in ogni azione di gioco.
L'arroganza del Barcellona e la fame del Liverpool
Partita surreale che vede i reds avanti dopo appena 7 minuti con un tap in di Origi. Il Barcellona, stordito dall'avvio straripante degli inglesi tenta di reagire ma Allison mura più volte i tentativi di Messi, Jordi Alba e Coutinho. Nel secondo tempo Wijnaldum subentra a Robertson sostituito a causa di un infortunio.
È la svolta decisiva del match, perché l'olandese mette a segno un secco uno due che tramortisce il Barça: al 54' batte Ter Stegen con un secco rasoterra e al 56' salta altissimo e insacca di testa su cross di Shaqiri. È l'apoteosi e gli ospiti accusano il colpo fino alla colossale dormita che si materializza al 79' quando Alexander Arnold batte un corner sfruttando la disattenzione della retroguardia blaugrana e trova Origi pronto a segnare il quarto gol che vuol dire qualificazione.
Il sogno diventa realtà, il Liverpool va in finale per il secondo anno di fila, batte un Barcellona apparso, nei 180' minuti arrogante e impartisce una lezione di umiltà agli uomini di Valverde. I reds ci hanno insegnato, inequivocabilmente, che il calcio è fatto di momenti, di motivazioni e di idee ben chiare, come quelle di Klopp, un allenatore in grado di far giocare un calcio spettacolare ad una squadra che ha scritto una pagina di storia di questo sport.