Trentuno anni fa il Milan tornava sul trono d'Europa dopo 20 anni di astinenza. La squadra allenata da Arrigo Sacchi culminava un'esaltante galoppata che aveva avuto anche momenti di difficoltà e tensione, come nel caso della doppia sfida con la Stella Rossa e della provvidenziale nebbia di Belgrado. Dalla primavera in poi, però, quel Milan sarebbe diventato assolutamente invincibile e la dimostrazione più lampante della superiorità rossonera arrivò nelle semifinali contro il Real Madrid che a San Siro avrebbe subito una delle lezioni di calcio più cocenti della sua storia.
Poi la finalissima, il monologo contro la Steaua Bucarest, definita da molti 'la partita perfetta della squadra perfetta'. Tra i grandi protagonisti di quell'impresa c'era Ruud Gullit, giocatore universale ed esplosivo che, anche a distanza di tanti anni, è rimasto nel cuore della Milano rossonera. L'attaccante olandese ha concesso un'intervista all'Uefa in cui ha ricordato i suoi anni in Italia e, in particolare, quella magnifica stagione.
'Appena sceso dal pullman ho iniziato a 'vedere' la partita contro il Real Madrid'
Nella semifinale tra il Real Madrid e il Milan della Coppa dei Campioni 1988/89, i rossoneri si ritrovarono a giocare la prima sfida al Santiago Bernabeu che, soprattutto in quel periodo, era un 'catino infernale' dove era davvero difficile uscire indenni.
"Io ero sempre in stanza con Carlo Ancelotti - racconta Gullit - e ricordo che la mattina della partita si mise in fondo al mio letto. Allora mi sono svegliato e mi ha detto 'hai dormito tutta la notte come un bebè, come puoi dormire in questo modo prima di giocare contro il Real'. E mi diceva che non aveva chiuso occhio tutta la notte mentre mi vedeva dormire tranquillo.
Allora gli dissi che non doveva preoccuparsi, 'Carlo, noi siamo molto più forti del Real Madrid, adesso lasciami dormire in pace". Gullit che, però, ha aggiunto di avere già la partita in testa nel momento in cui ha lasciato il pullman prima di entrare allo stadio. "Mi vedevo giocare, dribblare; è così, ti vedi che fai le cose, che prendi palla, fai un passaggio o fai gol, è quello che hai in testa".
Era il mondo in cui lui preparava le partite, ma per Ruud erano tutte uguali. "Volevo solo giocare a calcio e non mi importava contro chi giocassi. Che fosse la Juventus, il Brescia, il Real Madrid o chiunque, io ero sempre lo stesso, volevo solo divertirmi".
'Era la prima volta che una squadra italiana giocava in questo modo'
Il Milan pareggiò 1-1 la sfida al Bernabeu, anche se avrebbe meritato nettamente di vincerla per aver imposto il proprio gioco ai blancos per quasi 90'. Al ritorno a Milano non ci fu partita, gli uomini di Sacchi stravinsero 5-0 così come avrebbero annichilito la Steaua, 4-0, nell'ultimo atto. "Qualche mese fa mi ha chiamato Sacchi dicendomi che eravamo stati nominati la miglior squadra di tutti i tempi.
Le persone - sottolinea l'ex numero 10 rossonero - apprezzavano il fatto che giocassimo sempre all'attacco e vincevamo le partite segnando tanti gol. Era la prima volta che una squadra italiana giocava in questo modo. Quando Sacchi mi ha detto questa cosa era orgoglioso". Ruud Gullit non dimentica però colui che costruì quel grande Milan, il presidente Silvio Berlusconi. "In tutto questo Berlusconi ha avuto un ruolo importante, veniva da noi tutte le settimane, ricordo di venerdì. Lui ha certamente avuto una grande influenza su tutti noi".