E venne la notte di Felix Magath. Non era la prima volta che la Juventus giungeva in finale di Coppa dei Campioni, dieci anni prima a Belgrado i bianconeri avevano perso contro l'ultimo Ajax di Cruyff. Ma in quella circostanza, era il 1973, i campioni d'Italia erano nettamente sfavoriti dal pronostico. Un'altra storia dieci anni dopo, il 25 maggio del 1983 ad Atene dove ad attendere gli uomini allenati da Giovanni Trapattoni c'era l'Amburgo dato da giorni come 'vittima sacrificale' al cospetto di quella che era stata la squadra più applaudita del torneo continentale.

La Juventus che aveva dato nei quarti di finale una severa lezione ai campioni europei in carica dell'Aston Villa, la cui partita contro la formazione tedesca sembrava quasi una formalità. Le cose andarono diversamente, i tifosi juventini più maturi lo sanno bene e per loro, nonostante siano poi arrivate due Coppe dei Campioni, ma anche tante altre finali perse, quella di Atene è una beffa che ha lasciato il segno più delle altre.

La Juve più forte di sempre

Per molti addetti ai lavori quella della stagione 1982/83 è la Juventus più forte di sempre, almeno sulla carta, ma non vinse il campionato e nemmeno la Coppa dei Campioni. Era la Juve di Platini e Boniek che erano andati a rafforzare un'ossatura straordinaria, quella dell'Italia fresca campione del mondo: Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Rossi, bei sei iridati di Spagna erano titolari in quella squadra in cui, tra l'altro, c'era anche Roberto Bettega.

Il tam-tam della stampa sportiva italiana si apprestava a celebrare il primo trionfo nel massimo trofeo continentale dei bianconeri, dimenticando saggiamente che le partite bisogna prima giocarle. Questo lo insegna a distanza di quasi 40 anni Felix Magath, l'uomo che decise quella sfida con quello che in gergo viene definito 'eurogol'.

Magath: 'Eravamo imbattuti da 36 partite'

Felix Magath è stato recentemente intervistato da Sport Bild e ha ricordato il primo e unico trionfo in Coppa dei Campioni dell'Amburgo, a iniziare da come quella vecchia volpe di Ernst Happel aveva preparato la sfida dal punto di vista tattico. "Il mister ci aveva insegnato a fare possesso palla e pressare alto, eravamo imbattuti da 36 partite e la nostra difesa era un muro", dice l'ex nazionale della Germania Ovest, spiegando nel dettaglio come il tecnico austriaco aveva impostato la partita.

"Dovevano muoverci continuamente, dovevamo essere le ombre dei nostri avversari". L'Amburgo aveva Hrubesch nel ruolo di punta più avanzata ma l'altro attaccante, il danese Bastrup, ebbe un compito fondamentale. "Happel gli disse di svariare tra le due corsie esterne, Gentile lo marcava stretto e lui lo doveva portare fuori zona. In questo modo aprì lo spazio sul centrosinistra per gli inserimenti di Wehmeyer e per me". Secondo Magath, fu la chiave del match deciso dalla sua prodezza balistica dopo appena 9'. "Mi è arrivata palla da destra, ho aggirato Tardelli che cercava di ostacolarmi, ho fatto due passi e ho indovinato il tiro-gol, oggi il filmato sarebbe pazzesco su Instagram". Il match-winner di Atene ricorda anche l'atteggiamento che la squadra tedesca aveva sul campo: "Arrivammo ad Atene infuriati a causa degli sfottò contro di noi dei giornali italiani", come dire che il ruolo di sparring-partner che tutti avevano attribuito all'Amburgo era stato mal digerito dai giocatori di Happel.

'Pensai... maledizione, abbiamo segnato troppo presto'

Magath racconta inoltre che, alla gioia per il gol appena realizzato, si contrappose un altro pensieri. "Pensai... maledizione, abbiamo segnato troppo presto. Temevo la loro reazione, ma il gol subìto ebbe l'effetto di disorientarli e in fin dei conti siamo stati noi ad andare vicini al raddoppio". L'ex centrocampista ricorda inoltre i piani di Happel per gli uomini più temuti dell'attacco juventino. "Jakobs annullò Paolo Rossi, tant'è che venne sostituito. Ma un grande successo fu la marcatura di Rolff su Platini: lui si attendeva che lo marcassimo a uomo, ma Wolfgang lo attaccava solo quando entrava nella nostra metà campo". L'incontentabile Happel, tra l'altro, invece di congratularsi con Magath tra il primo e il secondo tempo lo rimproverò: "Mi disse che correvo troppo e rischiavo di non avere più fiato".