'Jair bianco' o 'Carletto Sparalesto'. Il primo certamente sontuoso come accostamento, oltretutto lo aveva definito così Helenio Herrera, il tecnico che aveva lanciato Jair e che, anni dopo, lo farà esordire in Serie A. Sono comunque i due soprannomi che hanno consegnato alla 'mitologia calcistica' di casa nostra Carlo Muraro che oggi, 1 giugno 2020, taglia il traguardo dei 65 anni. Il secondo 'nomignolo', per la cronaca, gli era stato 'appeso' da Gianni Brera, uno che di soprannomi e neologismi s'intendeva parecchio e ne ha coniati alcuni in entrambi i casi capaci di riscrivere il dizionario del calcio.

Quanto alle riscritture, una piccola e importante storia Muraro l'ha realizzata con la maglia dell'Inter nella quale ha militato nove stagioni (alcune intervallate con altre esperienze), vincendo uno scudetto e una Coppa Italia. Nel suo personale palmares anche il Mundialito Clubs del 1981, oggi bollato come competizione amichevole che, in realtà, di amichevole aveva ben poco.

Assist al bacio e gol da cineteca

Nato a Gazzo, nel padovano, Muraro ha fatto tutta la trafila nelle giovanili dell'Inter fino al debutto in prima squadra nel 1973. Fu Helenio Herrera a gettarlo nella mischia, nella stagione in cui il mago era tornato ai vecchi amori, costretto però a interrompere prematuramente il suo matrimonio con l'Inter a causa di problemi di salute.

"Herrera fu il primo a credere in me, mi fece anche giocare terzino per farmi crescere", racconterà in seguito 'Carletto'. Del resto è un uomo di fascia, non una prima punta, ma il suo contributo sulla corsia esterna sinistra si rivelerà manna dal cielo per coloro che saranno, nel corso degli anni, i suoi compagni di reparto: in particolare Alessandro Altobelli accanto al quale vincerà la Coppa Italia della stagione 1977/78 e, soprattutto, lo scudetto 1979/80.

Ma la sua migliore stagione è senza dubbio quella precedente al tricolore, campionato 1978/79, l'unico che lo vede andare in doppia cifra (11 gol) nella classifica marcatori. Non era una prima punta e non sono tantissimi i suoi gol con l'Inter, ma alcuni sono da cineteca come quello al culmine della splendida cavalcata di 100 metri palla al piede sul campo dell'Universitatea Craiova nel primo turno della Coppa dei Campioni 1980/81.

Il ritorno all'Inter nel 1983

Al termine della stagione 1980/81, l'Inter lo cede in prestito prima all'Udinese e poi all'Ascoli. Ritorna in nerazzurro nella stagione 1983/84, ma non ha più il posto da titolare. Tra i suoi pochi sorrisi della sua ultima parentesi interista il bellissimo gol di testa sul campo dell'Atalanta nella prima giornata del campionato 1984/85: il gol in elevazione era un'altra sua specialità, nonostante non fosse molto alto (176 cm). Nel 1985 si trasferisce definitivamente all'Arezzo dove gioca due stagioni in Serie B, chiuderà la sua carriera con la Pistoiese nel 1988. Non ha mai avuto la soddisfazione di indossare la maglia della nazionale, salvo due apparizioni con l'Under 23.