Un commissario tecnico, un amico, quasi un padre: Carlos Bilardo e Diego Maradona erano profondamente legati e quel Mondiale in Messico del 1986 li ha consegnati entrambi all'immortalità calcistica. Ma l'ex allenatore, oggi 82enne, non sa ancora che Diego non c'è più, la sua famiglia ha preferito evitargli il trauma di una notizia che per lui potrebbe essere troppo devastante da sopportare.
Bilardo non sta bene ormai da tempo, soffre infatti di una malattia neurodegenerativa, la sindrome di Hakim-Adams, conosciuta anche come idrocefalo normoteso.
La sintomatologia ha tratti in comune con il Parkinson o l'Alzheimer, porta alla difficoltà complessiva dei movimenti del paziente oltre al decadimento mentale. Bilardo vive a Buenos Aires nel barrio di Flores, zona centrale e quando i figli sono venuti a conoscenza della triste notizie, hanno preferito nascondergliela spegnendo la tv e simulando un guasto all'apparecchio.
'Non so se gli diremo la verità'
A illustrare le condizioni in cui versa il padre ai microfoni di Radio Provincia è il figlio Jorge Bilardo. "Quando abbiamo saputo di Maradona abbiamo immediatamente spento la tv e gli abbiamo detto che il cavo era stato tranciato. Non so quando gli diremo e se gli diremo la verità, non vogliamo che il suo umore peggiori a causa di questo trauma.
Cerchiamo di tenerlo lontano da questo tipo di situazione e per il momento stiamo attenti quando cambiamo canale televisivo". Fermo restando che anche il cuore dell'ex Ct è molto debole e, pertanto, un colpo del genere potrebbe essere davvero difficile da sopportare.
Bilardo-Maradona: il binomio vincente
Oltre alla classe infinita di Maradona, decisiva nella conquista della Coppa del Mondo in Messico nel 1986, c'è tanto della mano di Carlos Bilardo in quella seleccion che spesso viene frettolosamente 'liquidata' ingiustamente come 'Maradona più altri dieci'.
Nominato Ct al posto di Luis Cesar Menotti nel 1983, in effetti, il 'dottore' (medico lo era realmente, ndr) comprese che la sua Argentina non poteva aver altro che quel punto di riferimento e costruì la sua seleccion tassello dopo tassello, sostituendo poco alla volta la vecchia guardia. A Maradona affidò anche la fascia di capitano togliendola dal braccio di Daniel Passarella, quest'ultimo unico superstite dei campioni mondiali del 1978.
L'Argentina del 1986 in realtà era una buona squadra: insieme a Maradona c'era comunque un grandissimo attaccante come Jorge Valdano, altri ottimi giocatori come Burruchaga, Ruggeri e Batista e gente che in quel mondiale avrebbe raggiunto livelli di rendimento assolutamente eccezionali come Olarticoechea, Enrique e, soprattutto, 'El Tata' Brown chiamato a sostituire Passarella vittima di una grave intossicazione alimentare che gli impedì di scendere in campo. A Diego, Bilardo dava semplicemente il compito di fare ciò che meglio gli riusciva: inventare, saltare l'uomo, finalizzare o mandare in gol Valdano e Burruchaga (quest'ultimo segnò il gol decisivo nella finale con la Germania Ovest su un fantastico assist di Maradona), mentre gli altri dovevano fare ciò che Diego non poteva fare, ossia assicurargli copertura, garantire il filtro a centrocampo e l'equilibrio tra i reparti.
Squadra che, rispetto a quella di Menotti, era molto più attenta nella fase difensiva, Bilardo non nascose di essersi ispirato all'Italia di Enzo Bearzot campione del mondo 1982.
I contrasti
Un mondiale vinto nel 1986 e un secondo posto quattro anni dopo a Italia '90, straordinario il bilancio di Carlos Bilardo alla guida della seleccion. Il suo intenso rapporto con Maradona ebbe però momenti di crisi nel 2010, dopo l'esperienza poco felice di Diego come Ct dell'Argentina di cui Bilardo era assistente. Quando la federcalcio argentina diede il benservito al Pibe de oro a causa dell'eliminazione della seleccion ai Mondiali sudafricani, il vecchio Ct venne confermato come assistente di Sergio Batista e Maradona lo accusò di 'tradimento'. Crepe comunque sanabili tra i due, all'insegna di un rapporto rimasto indelebile e lo testimonia la reazione dei familiari di Carlos Bilardo alla notizia della morte di Diego.