La "sua" Juventus è la più vincente di sempre a livello internazionale, ma Antonio Cabrini ha avuto anche la soddisfazione di vincere il titolo mondiale con la nazionale italiana. Un difensore dallo stile unico che condensava classe, grinta e saggezza tattica. Negli anni '70 e '80 era l'idolo delle donne di mezza Italia, il 'bell'Antonio' è nella storia del calcio anche per questo. Una storia legata a doppio filo con la Vecchia Signora, quella maglia bianconera da lui indossata per 12 stagioni, un totale di 442 partite e 52 reti, certamente tante per il suo ruolo.

Ma lui era quello che, nel gergo della sua epoca, veniva definito 'fluidificante' come Facchetti e Paolo Maldini, rispettivamente prima e dopo Cabrini, ma insieme a lui consegnati all'ideale collettivo dei tifosi italiani come i 'numeri 3 per eccellenza'.

Nel corso di una diretta Instagram con il Corriere della Sera, Cabrini ha presentato il suo libro: "Ti racconto i campioni della Juventus", edito da Giubaudo, un viaggio di oltre 60 anni in cui ripercorre non solo la sua Juve, ma anche quella del passato più lontano fino ad arrivare ad epoche successive. Tanti i fuoriclasse, da Sivori a Cristiano Ronaldo.

Il libro dedicato a Paolo Rossi

Questo libro è dedicato al suo grande amico Paolo Rossi con cui ha condiviso esperienze uniche, alla Juventus e in nazionale, tra cui il mitico Mundial '82, Pablito da lui definito semplicemente "unico, un grande amico in campo e fuori".

Tra i vecchi compagni di squadra aveva un legame speciale anche con Marco Tardelli. "Eravamo inseparabili - racconta nel videocollegamento - anche perché abitavamo nella stessa palazzina e, dunque, pranzavamo insieme e andavamo agli allenamenti insieme". Menzioni e ricordi anche per Claudio Gentile, "un difensore ruvido, quando ti marcava non ti faceva respirare" oltre che per l'indimenticabile Gaetano Scirea.

"Lui - dice Cabrini in proposito dello storico libero bianconero - aveva un'eleganza innata e un'intelligenza tattica davvero rara".

I grandi portieri, da Zoff a Buffon passando per Tacconi

Dino Zoff è stato a lungo il suo capitano, descritto da tutti come un uomo schivo e di poche parole. "Parlava eccome, ma lo faceva quando serviva, non voleva sprecare il fiato".

Tutto l'opposto del guascone Stefano Tacconi. "Era spavaldo e irriverente, ma una persona molto genuina. Sono caratteristiche che poco si adattano allo 'stile Juve' dove nulla deve essere fuori posto". Un giudizio anche su Gigi Buffon, in particolare sulla sua scelta di accettare l'offerta del Psg e tornare alla Juve dopo appena una stagione. "Voleva provare l'esperienza all'estero e non gli è piaciuta molto. Dunque è tornato per invecchiare con il suo più grande amore".

I grandi bomber

A proposito di emigranti italiani del calcio, Roberto Bettega fu un precursore quando nel 1983 lasciò la Juventus per accettare l'offerta dei Toronto Blizzard in Canada. "Ma la sua vita l'ha comunque dedicata alla Vecchia Signora", ricorda Cabrini citando anche il suo soprannome: "Lui era Bobby Gol, lo chiamavano così perché per il pallone era come una calamita".

Tra gli attaccanti che hanno giocato la parte conclusiva della carriera alla Juventus con grandi risultati c'è José Altafini. "In quattro anni alla Juventus ha segnato 25 gol in 74 partite, una media davvero incredibile".

Tra gli aneddoti, invece, uno lo riguarda personalmente: il padre Vittorio era infatti contrario alla sua carriera da calciatore e - quando venne scelto per le giovanili della Cremonese - chiamò il presidente Luzzara per convincerlo a scartarlo: "Gli disse dispiaciuto che ero proprio bravo e non aveva la minima intenzione di scartarmi".