Finisce 3-1 il match di ritorno degli ottavi di finale di Champions League al "Di Stefano" a Valdebebas: il Real accede ai quarti, l'Atalanta viene annichilita dai galacticos, più in palla e, soprattutto, più abituati a giocare su certi palcoscenici.

Hanno segnato le prime reti della gara due giocatori, Benzema e Ramos, recuperati rispetto alla gara di andata, i quali insieme hanno vinto otto Champions League: 70 gol nella competizione il primo (quinto marcatore all time, a -1 da Raul), 15 il secondo (secondo difensore per reti segnate, 15, dietro solo all'ex compagno Roberto Carlos, a 16).

Per capirsi, da solo Ramos ha 127 presenze nella competizione, mentre la Dea, in toto, ieri schierava 131 presenze: sono dettagli da non sottovalutare.

Allo stesso tempo gli uomini di Gasperini si sono giocati le loro carte, ma hanno pagato, tra andata e ritorno, una serie di episodi avversi, dalla sciagurata espulsione al 17' dell'andata di Freuler, all'ancora più sventurato rinvio di Sportiello di ieri sera, che di fatto ha stappato la partita al primo vero tiro in porta madridista, la magia di Mendy che ha sbloccato un'andata che sembrava destinata a uno 0-0 che avrebbe dato tutt'altro senso al ritorno, il rigore di Toloi.

Le parole di Gasperini

"Se regali questi gol la gara poi prende una strada sbagliata: non è detto che saremmo passati, ma le cose potevano andare diversamente.

È questo che ci lascia l'amaro in bocca: che ci abbiamo messo del nostro. C'erano tutte le condizioni per fare una partita migliore e volevamo fare sicuramente meglio", così Gasperini nel post partita, deluso per una prestazione poco attenta, nella quale, "abbiamo sciupato troppe occasioni per esprimere un gioco migliore: questo è il mio rammarico più grande".

Legittimo che ci sia delusione, ma senza dimenticare che si parla di una squadra che fino a 10 stagioni fa militava in Serie B, e che l'anno scorso è arrivata a letteralmente un minuto dalle semifinali di Champions League.

La gara

"Il mio piano era avere chance nel secondo tempo, magari nei supplementari: anche con i cambi. E avremmo avuto tempo anche dopo il primo gol...", così Gasperini ha spiegato l'impostazione del match, il perché del doppio trequartista, a discapito di Zapata.

Un piano naufragato di fronte alla proprietà di palleggio del centrocampo madridista, che ha fatto girare la testa alla Dea; non caso, in conferenza Gasperini aveva letto così lo scontro: "Passa tutto dalla nostra capacità di contenere il Real: è quella la base per metterci qualcosa di più", cioè era tra i piani di battaglia un pressing mirato a schermare le fonti di gioco del Real, Modric e Kroos; è stata questa la logica del doppio trequartista, forse, la volontà di avere più densità in mezzo al campo, credendo forse che contro la difesa a tre che Zidane ha cucito ad hoc per la Dea, il solo Muriel sarebbe bastato. Niente da fare: alla fine della prima frazione Kroos e Modrić sono i due ad aver giocato più palloni, 37 a testa, con 90 e 84% di precisione, ed è proprio il pallone d'oro croato a imprimere la svolta decisiva alla partita: al 34' rinvio sbagliato di Sportiello, che prova a impostare da dietro, palla controllata in maniera sublime dal 10, portata in area e scaricato su Benzema, che, tutto solo, non si fa pregare: 1-0.

Dall'altra parte Malinovskyi tocca pochi palloni, sbaglia parecchi appoggi facili, in generale da sempre l'impressione di cercare la giocata più complicata (si fa notare solo per un tiro al 41', largo di un metro buono); Maehle non trova la sua dimensione e la maggior parte degli attacchi della Dea di sviluppano sulla sinistra, come quando al 3' Gosens (che esce per un guaio muscolare al 56') fallisce un'occasione clamorosa appoggiando docilmente il pallone tra le braccia di Courtois, dopo una gran triangolazione con Muriel.

Se c'è una cosa che più di tutte è mancata ieri sera, è proprio la capacità di inserimento dei quinti di centrocampo, capaci di solito di mandare in tilt le marcature avversarie e di creare una superiorità micidiale in area.

In generale pagano le scelte di Zidane, il cambio di modulo provato in campionato con l'Elche, disegnato per annullare l'Atalanta sortisce gli effetti sperati e chiude la partita al 60', quando un Vinicius in versione slalomista sprinta verso l'area e viene abbattuto da Toloi: calcio di rigore trasformato da Ramos solo sfiorato da Sportiello e qualificazione in ghiaccio.

L'Atalanta si gioca il tutto per tutto inserisce Ilicic e Zapata (che per due volte si fa ipnotizzare da Courtois) e accorcia le distanze all'83' su punizione con Muriel. Ma passa meno di un minuto, e ancora il Real la infilza, con una grande ripartenza conclusa dal neo entrato Asensio; 3-1, risultato finale, passaggio di turno per il Madrid, che torna ai quarti di Champions League dopo due anni di assenza.

I numeri parlano di una partita a tratti equilibrata (simile il numero di passaggi e la precisione: 560-515 i passaggi tentati, 493 quelli riusciti per il Real, 88% precisione, 430 per l'Atalanta, 83% precisione), 13 tiri per la Dea, 12 per il Madrid, 5-6 nello specchio. Eppure questo Real attendista (baricentro molto basso, sotto i 45 metri), fa girare tanto (56% possesso palla) e bene (12 disimpegni riusciti contro i 3 dei bergamaschi) la sfera, ed è molto più cinico sotto porta: 6 tiri in porta, 3 gol e un palo centrato.

Dopo l'amara eliminazione dell'anno scorso contro il Psg, ancora una delusione per l'Atalanta, che, comunque, proverà in tutti i modi a essere ancora protagonista in Europa l'anno prossimo, con ancora più esperienza. Intanto continua la rincorsa del Real, che, in una stagione per ora deludente, vuole ricominciare a fare la voce grossa, in campionato e in Champions League.