In tema di Calciomercato, l'Inter non si è fatta mai mancare nulla: se alla fine degli anni '90 Massimo Moratti mise a segno uno dei 'colpi del secolo' portando Ronaldo in nerazzurro, il padre Angelo ne aveva tentato un altro che poteva davvero cambiare la storia del calcio. La leggenda metropolitana secondo la quale il patron della Grande Inter avrebbe tentato di portare Pelé in Italia è vera secondo quanto affermato da Claudio Carsughi, storico giornalista italo-brasiliano che, in una recente intervista, ha confermato tutto. Ma il presidente del Santos si sarebbe opposto al trasferimento di O'Rey così come aveva fatto anche con altri papabili acquirenti.
Per il club paulista e per tutto il Brasile, infatti, Pelé era ben più di un grande calciatore e sarebbe stato assolutamente fuori discussione anche parlare di una sua cessione.
'Pelé era patrimonio nazionale'
La trattativa, almeno nelle intenzioni dell'Inter perché una vera trattativa non c'è mai stata, risale alla prima metà degli anni '60 quando Pelé era ancora giovane e all'apice della sua straordinaria parabola. Ogni sua partita fuori dal Brasile, sia con la nazionale che con il Santos, finiva inevitabilmente per accendere i riflettori di tutto il mondo e la presenza in campo della 'Perla nera', anche solo per uno scampolo di gara, era letteralmente ricoperta d'oro. Oro colato (in senso metaforico) come quello che Angelo Moratti tentò di offrire ad Athie Jorge Cury, all'epoca presidente del Santos, per il suo campione.
"Era il periodo in cui anche i rivali del Flamengo tentarono di acquistare Pelé - racconta Carsughi - ma prima ci fu il tentativo dell'Inter. Moratti chiese al presidente del Santos di fissare un prezzo per Pelé, ma quest'ultimo non ne volle nemmeno sentir parlare perché Pelé era patrimonio nazionale".
Eusebio e Beckenbauer fermati dalla Corea
Non contento di primeggiare a livello italiano, europeo e mondiale, Angelo Moratti avrebbe voluto regalare ai tifosi nerazzurri il colpo a effetto. Pelé non fu l'unico grande fuoriclasse di quell'epoca nel mirino del presidente dell'Inter che nel 1966 incaricò Italo Allodi di portare a Milano almeno due calciatori di livello planetario.
Missione compiuta perché l'Inter mise le mani su Eusebio, stella del Benfica che nel 1965 era stato insignito del Pallone d'Oro. L'accordo con il club portoghese venne raggiunto sulla base di 500 milioni di lire, cifra assolutamente astronomica a quell'epoca. Il 'fiuto' porta poi Allodi in Germania, sulle tracce di un eclettico difensore tedesco ancora sconosciuto al grande calcio: Franz Beckenbauer. Il ventenne calciatore del Bayern firma un pre-contratto da 900 mila marchi, saranno i due colpi grossi dell'Inter per la stagione 1966/67. Ma a rovinare i piani arriva la Corea: la tragicomica sconfitta ai Mondiali del 1966 con la Corea del Nord, infatti, spingerà la Federcalcio italiana a chiudere le frontiere imputando tra le varie cause del pessimo rendimento della nazionale l'arrivo sempre più massiccio di giocatori dall'estero. Le frontiere riapriranno solo nell'estate del 1980, la 'pantera nera' e il 'kaiser' non verranno mai in Italia.