Librerie prossime al crollo, armadi che faticano a chiudersi, cassetti e credenze piene di utensili e confezioni di cibo magari ormai scaduto, penne, elastici, fogli, biglietti da visita, bollette, post-it e chi più ne ha più ne metta sparsi sul tavolo: se anche la vostra casa è stata colonizzata dagli oggetti, allora potrebbe essere arrivato il momento di fermarsi un attimo, fare il punto della situazione e scegliere il minimalismo e il decluttering. Un tema sul quale da poche settimane è disponibile su Netflix anche per il pubblico italiano Minimalism, il film-documentario ‘sulle cose davvero importanti’.
Alcuni lo fanno per abbracciare uno stile di vita più congeniale al proprio io, altri lo fanno per risparmiare, altri ancora lo fanno per mettere ordine nella propria casa e nella propria vita o per questioni di sostenibilità ecologica. Ma di cosa si tratta esattamente? Andiamo a scoprirlo insieme.
Minimalismo: l'arte della semplificazione
Nelle arti plastiche e in architettura il minimalismo è una corrente che punta alla semplicità delle linee, delle forme, dei materiali e dei colori. La parola d’ordine è dunque “ridurre”, e, nello specifico dell’architettura, si punta anche alla multifunzionalità di una struttura o di un oggetto d’arredamento. Per quanto riguarda la vita di tutti i giorni potremmo definire il minimalismo come “l’arte della semplificazione quotidiana”.
Per il minimalismo ciò che conta davvero è l’essenziale, e ogni cosa che non è essenziale è dunque superflua. Insomma, una vera e propria cura contro gli eccessi del consumismo e contro gli acquisti sfrenati e compulsivi. Detto così sembra qualcosa di estremamente radicale, ma è bene ricordare che il minimalismo non è un insieme di dogmi da seguire alla lettera, è piuttosto una corrente di pensiero, e i suoi concetti di base sono applicabili a più livelli.
Ciò che è veramente importante è scegliere cosa funziona per voi e cosa no, in modo da raggiungere il giusto equilibrio.
Decluttering: al bando il superfluo
Se il minimalismo è l’arte della semplificazione radicale, il decluttering è lo strumento con cui agire. In inglese to clutter significa ingombrare, riempire alla rinfusa, dunque to declutter significherà l’esatto contrario, cioè mettere in ordine, riordinare, fare spazio.
Tutto questo si traduce fondamentalmente nella pratica di liberarsi delle cose superflue, che non servono più o che addirittura sono mai state utilizzate. Come per il minimalismo, ci si può avvicinare al decluttering per gradi.
Si può partire dalla cucina, eliminando alimenti scaduti, utensili in cattivo stato, doppioni, tazze, bicchieri e piatti sbeccati, o quella friggitrice che avete usato due volte in cinque anni. Oppure potete partire dal salotto o dallo studio, magari semplificando la libreria decidendo di rivendere o regalare quei libri che non avete mai letto (e che mai leggerete, non mentite a voi stessi!) e quelli che sicuramente non riprenderete mai più in mano. La parte più difficile, però, sarà l’armadio.
Liberarsi di certi vestiti che hanno un valore sentimentale che ma che non vi entrano più o magari sono rovinati o sono ormai fuori moda sarà inizialmente difficile. Non va infatti sottovalutato il valore sentimentale degli oggetti, che è uno dei motivi per cui spesso si finisce per accumulare cose inutili.
E’ bene ripeterlo: è importante che il decluttering sia funzionale alle vostre esigenze. Per qualcuno significherà riempire interi sacchi di oggetti e vestiti di cui liberarsi, per qualcun altro significherà togliere una cosa alla volta per un tempo più lungo. Se è quindi vero che non c’è un modo giusto o sbagliato di fare decluttering, è però anche vero che di una cosa bisognerà tenere inevitabilmente conto: evitare il riaccumulo.
Utile in questi casi è la semplicissima regola “prima fuori uno, poi dentro uno”, per cui prima di acquistare qualcosa bisognerà liberarsi di qualcos’altro, in modo da bilanciare numericamente oggetti, vestiti e affini.
Ogni cosa al suo posto, un posto per ogni cosa: viva l’organizing!
Corollario del minimalismo e del decluttering è ovviamente l’organizing, cioè “l’arte di ordinare e organizzare”. C’è ambivalenza verso questa pratica da parte dei minimalisti duri e puri e degli esperti in decluttering, e il motivo è presto detto: organizzare e ordinare gli oggetti significa fondamentalmente spostarli da un posto all’altro, a volte disponendoli in maniera quantomeno più funzionale, altre volte semplicemente “nascondendoli alla vista”.
Della serie: occhio non vede, minimalismo non duole. Che fare dunque? Sbarazzarsi definitivamente della maggior parte degli oggetti classificati come “non essenziali”, oppure optare per una soluzione più soft, disponendoli e ordinandoli in modo che non vadano ad ammassarsi e a creare ulteriore confusione? Ad ognuno di noi l’ardua sentenza, ma non c’è dubbio: semplificare e sbarazzarsi almeno ogni tanto di qualcosa che veramente non ci serve più non può farci altro che bene.
Qui sotto, il video 5 THINGS YOU DON'T NEED di Jenny Mustard, per avere un’idea di dove cominciare: