Nei termini e nelle condizioni d'uso della nota applicazione WhatsApp, chi l'avrebbe mai detto che l'app più utilizzata al mondo è vietata ai minori di 16 anni? E non è l'unico divieto. L'applicazione acquisita da Facebook ha rivoluzionato il modo di comunicare e il metodo con cui possiamo inviarci immagini e video nell'era degli smartphone e dei dispositivi mobili. Eppure, tale app non è per tutti, ma solo per tutti quelli che hanno almeno 16 anni. Ma non è tutto. WhatsApp non può essere utilizzato neanche da chi si connette da paesi ritenuti "simpatizzanti dei terroristi" da parte della Casa Bianca, come anche non è stato ideato per essere usato da chi intende inviare messaggi con contenuti offensivi e razzisti.

Il motivo

Uno dei motivi principali per cui WhatsApp sarebbe vietato ai minori di 16 anni, è la privacy. econdo infatti diverse ricerche di mercato, gli studenti di età compresa tra gli 11 e i 16 anni, non avrebbero alcun rispetto per la privacy, ergo l'invio di foto e video imbarazzanti potrebbe diventare virale e danneggiare l'intimità di altre persone. Non solo: un altro motivo per cui tale app è vietata ai minori di 16 anni, è la lotta contro la pedopornografia.

La scappatoia

Come quasi sempre accade, la responsabilità è dei genitori. Proprio per questo nelle condizioni contrattuali di WhatsApp si legge che: "Non è consentito utilizzare il servizio di WhatsApp ai minori di 16 anni, salvo consenso dei genitori o del tutore legale".

Pertanto, chi volesse rimanere in regola e poter utilizzare la nota app di Mark Zuckerberg, può farlo attraverso il consenso dei propri genitori o del tutore legale.

Sarà però difficile vietare completamente l'utilizzo di questa famigerata applicazione, visto che, secondo un recente sondaggio realizzato da Mec-Skuola-net, il 70% dei giovani aventi meno di 16 anni utilizza Whatsapp quotidianamente.

Attenzione

L'unico responsabile legale è l'utente registrato su WhatsApp e identificabile dal numero mostrato sul display del proprio smartphone e del ricevente, quindi anche l'unico chiamato a rispondere per qualsiasi reato o danno causato.