La vicenda dei marò italiani del battaglione S. Marco, detenuti in India con l'accusa di omicidio di due pescatori indiani, scambiati per piratimentre erano in navigazione di scorta sulla nave Enrica Lexie,si aggiorna di un nuovo capitolo ma, nonostante le assicurazioni dei ministriBonino e Letta, che avevano investito del caso anche l'Unione Europea, sembra ancora lontana da una soluzione.
Ieri infatti, presso l'ambasciata indiana a Roma, si sono conclusi gli interrogatori in videoconferenza dei quattro colleghi in servizio sulla nave assieme ai due soldati detenuti, ascoltati come testimoni dagli inquirenti indiani.
Le modalità dell'interrogatorio sono state a lungo motivo di contesa tra Italia e India visto che delle tre opzioni previste, convocazione dei quattro fucilieri in India, invio di un team di investigatori dall'India e videoconferenza, l'Italia aveva subito escluso la prima. I quattro dovrebbero aver fugato anche i dubbi sulla perizia effettuata dai tecnici indiani, la quale aveva riscontrato come i numeri di matricola dei fucili da cui erano partiti i colpi non corrispondessero alle armi in dotazione a Latorre e Girone.
In India questo caso ha messo fortemente in imbarazzo i politici locali, divisi tra chiudere la faccenda in modo veloce e diplomatico e assicurare alla giustizia in colpevoli in modo esemplare, anche sull'onda delle numerose accuse di subalternità verso l'occidente apparse nei commenti dei media locali quali Times of India e Indianexpress.
In Italia, a fare da contraltare alle parole del presidente del consiglio Letta, le parole del portavoce del ministero degli esteri indiani, Syed Akbaruddin, che ha escluso in modo categorico la soluzione del caso con un accordo bilaterale, rimettendosi invece, al giudizio della magistratura indiana.
Ricordiamo come la vicenda si trascina ormai da due anni, mettendo a dura prova le relazioni bilaterali tra i due stati e provocando anche le dimissioni del ministro degli esteri Terzi.
Anni durante i quali l'Italia, sostenendo comunque la piena innocenza dei due fucilieri di marina, ha sempre contestato all'India il fermo dei due militari per un fatto accaduto in acque internazionali e quindi, secondo il diritto internazionale, di competenza esclusiva delle autorità italiane.