La violenta esplosione all'interno di una miniera di carbone in Turchia, presso la cittadina di Soma, ha provocato fino a questo momento duecentoquarantacinque morti accertate e più di cento minatori si trovano ancora sotto le macerie. Il bilancio delle vittime è in continua crescita data l'impressionante mole di persone che si trovavano all'interno della miniera al momento dell'esplosione, settecento per la precisione, che non ha permesso di portare ancora a termine le operazioni di recupero. I soccorsi sono partiti alle 19 di martedì speranzosi, avvalendosi della certezza che le maschere antigas dotavano i lavorati di circa un'ora e mezza di autonomia.

Spunta l'inchiesta

Successo il danno i media turchi riporta alla luce un'inchiesta che il 23 ottobre scorso era stata avviata, sulle condizioni di sicurezza della miniera, dal principale partito di opposizione il Partito Popolare Repubblicano, Chp, di Kemal Kilicdaroglu e respinta immediatamente dalla maggioranza, costituita principalmente dal Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, Akp. L'inchiesta presentata a suo tempo alla grande assemblea, godeva anche dell'appoggio di altri gruppi politici di opposizione quali il Partito del Movimento Nazionalista, Mhp, e il Partito della Pace e della Democrazia, Bdp, riportava la richiesta di "un'indagine su tutti gli incidenti nella miniera di Soma", col fine di scoprire "le ragioni e i responsabili delle morti avvenute".

Il deputato, Mhp, Erkan Akcay, in un video dello scorso ventinove aprile, afferma che nel corso del 2013 "il 90% degli infortuni lavorativi registrati a Soma è avvenuto nelle miniere - continua spostando l'attenzione sulla qualità dei soccorsi - non so presenti all'interno delle strutture sanitarie abbastanza unità necessarie si spreca così del tempo a trasferire i feriti nei vicini ospedali".

La protesta contro Erdogan

A fatto accaduto arriva da parte del presidente Erdogan la richiesta di un'indagine approfondita sull'accaduto per punire eventuali responsabili anche se il popolo ha già sentenziato. Infatti, è immediatamente partita una protesta a tappeto contro il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, che raggiunge in fretta anche il web sotto l'hashtag #kazadegilcinayet.