Di tutto "l'affaire ucraino", di tutto quello che è accaduto e che probabilmente accadrà ancora, un silenzio assordante, da parte dei Media ed in generale dell'informazione, è calato sul pericolo nucleare incombente. Un incubo che potrebbe materializzarsi quanto prima, se una delle diverse centrali in attività sul territorio ucraino dovessero essere colpite o, peggio ancora, conquistate da una delle diverse fazioni in lotta per il controllo del territorio.

Černobyl a parte, chiusa per sempre nel suo sarcofago (per il quale, tra l'altro, necessiterebbero urgenti lavori di ricopertura, ma la carenza di fondi non permette manutenzione alcuna), esistono in Ucraina quattro impianti nucleari attivi: Rovno, nell'Ucraina centrale, Khmelnitski, nell'area occidentale del paese, Pìvdennoukraïns'ka, nel sud del paese e Zaporižžja il più grande impianto nucleare in Europa ed il quinto più grande al mondo, ubicato nell'Ucraina centrale, nei pressi della città di Zaporižžja sulle sponde del bacino Kakhovka, sul fiume Dnepr.

Quanto il rischio di danni alle centrali o assalti mirati sia reale, lo dimostrano i recenti fatti segnalati dalla polizia della città di Energodar che ha bloccato ed arrestato una ventina di attivisti di "Fazione destra" che stavano pianificando il sequestro e l'occupazione proprio della centrale di Zaporižžja. La versione fornita dai militanti di destra è che c'era il timore che la città potesse cadere in mano ai sostenitori della federalizzazione, leggasi filorussi.

La versione contrapposta, sostiene invece che dietro tali entità (definite sovente nei comunicati pro russia "neo nazisti") agirebbe la stessa Nato, già accusata di aver fatto carte false nella rivolta di Majdan. La Nato - secondo le fonti che auspicano la federalizzazione -, provocando un pericolo alla sicurezza della centrale ed un successivo intervento "pacificatore", potrebbe impedire alle forze che si oppongono all'egemonia di Kiev di riuscire nel tentativo di secessione dalla capitale, come accaduto in Crimea oppure a Luhansk o Donetsk.

Che dietro il maldestro (volontariamente maldestro?) tentativo dei sostenitori di "fazione destra" di occupare la centrale di Zaporižžja ci sia lo zampino della Nato che cercherebbe un pretesto per poter intervenire direttamente in Ucraina o che si tratti di cani sciolti delle destre che agiscono in Ucraina poco conta.

Considerando che il disastro di Chernobyl fu provocato da un solo reattore, mentre Zaporižžja ne ha sei, ci si dovrebbe rendere conto di quanto un eventuale fallout potrebbe generare conseguenze devastanti su milioni di abitanti in Europa ed in Russia.

Russia che, a sua volta, ha la facoltà di cogliere la palla al balzo per mettere militarmente in sicurezza la zona al fine di tutelare le popolazioni di tutta l'area. In entrambi i casi (Nato o Russia) un intervento verrebbe visto dall'avversario come una provocazione dalle conseguenze facilmente immaginabili.

La cosa migliore sarebbe un posizionamento immediato dell'Onu per creare, almeno momentaneamente, delle zone franche attorno alle centrali, cercando, magari, di dimenticarsi il pessimo operato dei caschi blu in quel di Srebrenica nel 1995.

L'esempio è, comunque, calzante: anche in un Ucraina si parla sempre più spesso di "balcanizzazione", ma in tal caso, al sostantivo femminile "balcanizzazione", bisognerà aggiungere l'aggettivo "atomica".