Meriam Isha Ibrahim, accusata di apostasia è la donna sudanese cristiana condannata a morte nel suo Paese. Finalmente è tornata libera dopo mesi trascorsi in prigione. Grazie all' intervento del governo italiano, Meriam è sbarcata a Ciampino col marito e i due figli su un volo della presidenza del Consiglio dei Ministri, insieme al viceministro degli Esteri Lapo Pistelli, l'uomo incaricato di seguire la triste vicenda. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, insieme al ministro degli Esteri Mogherini, si erano interessati personalmente del caso.

La vicenda della giovane Meriam era stata citata da Renzi nel suo discorso d'inaugurazione del semestre europeo a Strasburgo, richiamando l'importanza del ruolo dell'Europa in vicende riguardanti non solo il caso della sudanese condannata a morte, ma anche per la vicenda del rapimento delle ragazze nigeriane ad opera dei terroristi di Boko Haram.

La vicenda

Meriam Hibrahim, di 27 anni e con una laurea in fisica, fu giudicata e condannata da un tribunale di Khartum a subire 100 frustate e all'impiccagione. L'accusa contro la donna, che era già madre di un bambino e incinta di otto mesi, era di aver rinnegato l'islam per la fede cristiana e per aver compiuto adulterio per aver sposato un cristiano in un matrimonio che la "sharia" non considera valido.

Il padre di Meriam era musulmano e, abbandonato la famiglia quando lei aveva cinque anni, la bambina fu cresciuta nella fede cristiana-ortodossa della madre.

Prima di conoscere il futuro marito Daniel Wani nel 2011 si convertì al cattolicesimo. I giudici le diedero tre giorni di tempo per rinunciare al cristianesimo. Nel corso di un colloquio con un religioso musulmano, Meriam ribadì di essere cristiana e di non aver commesso apostasia.

L'esecuzione venne sospesa quando diede alla luce una bambina a cui venne dato il nome di Maya. Da aggiungere che all'epoca di questi avvenimenti, Famiglia Cristiana riportò la notizia che il fratello, principale accusatore di Meriam, rilasciò una dichiarazione inquietante. Se la sorella non si pentirà e non si convertirà all'islam, allora Meriam dovrà morire; Safwan Abobaker, attivista del gruppo Hardwired, dichiarò al Daily Mail: «Il governo sudanese deve proteggerla e l'ambasciata americana in Sudan deve trovare un modo per portarla in Usa».

Il lieto fine

Sotto la pressione dell'opinione pubblica internazionale e, in particolare degli Usa e del Regno Unito, la corte d'appello dichiarò Meriam innocente e venne rimessa in libertà. Si recò all' aereoporto di Khartum per lasciare il Sudan insieme al marito e ai due figli, ma fu di nuovo fermata dalla polizia per una presunta irregolarità nei visti sui documenti. Tornata di nuovo libera, si rifugiò nell'ambasciata Usa. Oggi, finalmente, il felice epilogo.