Un triplice atroce delitto in Pakistan per un post su Facebook: un donna, di 30 anni, e i suoi due nipoti sono stati uccisi al termine dell'assalto di un gruppo di persone. L'età dei due bambini non è stata riferita, ma secondo Pakistan Today, il sito che ha dato la notizia, avrebbero avuto rispettivamente di 5 anni e 8 mesi. La tragedia si è consumata nella città di Gujranwala, situata nel nord est della provincia del Punjab. La "colpa" delle vittime era quello di essere appartenenti alla comunità Ahmadi, una branca non riconosciuta dall'Islam.
Morire per un post su Facebook
La furia della folla è scattata quando è stato pubblicato un post su Facebook ritenuto blasfemo. Centinaia di persone si sono riversate in un commissariato di polizia per denunciate il fatto. In Pakistan c'è una specifica legge per tutelare la religione e i luoghi di culto. Proprio questa norma è stata molto utilizzata negli ultimi tempi. Tuttavia un gruppo di violenti non si è accontentato di aver reso noto il caso alle autorità. Così è stata attaccata l'abitazione del responsabile, un componente della comunità Ahmadi. L'uomo, però, non era in casa: per rappresaglia l'abitazione è stata data alle fiamme, provocando un vasto incendio. Secondo quanto riferito dalle autorità locali, la donna e i due bambini sono morti per asfissia.
In Pakistan c'è la persecuzione contro la comunità Ahmadi
In Pakistan, comunque, non sono nuovi episodi del genere che hanno preso di mira la comunità Ahmadi: un feroce attacco si registrò a Lahore con la morte di 86 persone. Il portavoce del gruppo religioso, Salim ud Din, ha dichiarato che gli agenti di polizia non hanno difeso le vittime, limitandosi a osservare il divampare delle fiamme e rendendosi corresponsabili della tragedia.
La setta religiosa segue il messaggio del profeta auto-proclamato Ghulam Ahmad (nato nel 1835), che sosteneva di enunciare le leggi di Maometto. Si tratta dunque di una piccola parte dell'Islam, che comunque viene vista in maniera molto negativa dai musulmani più intransigenti.