La ricostruzione del delitto di Adriano Manesco, l'ex professore universitario di 77 anni il cui cadavere è stato ritrovato mutilato in un trolley vicino alla stazione di Lodi, si è arricchita di nuovi e raccapriccianti particolari. I due presunti autori materiali dell'omicidio, Paolo Grassi, 30 anni, residente a Piacenza, e Gianluca Civardi, 31 anni, residente a Fiorenzuola d'Arda, entrambi incensurati, avrebbero sezionato il corpo della vittima in più parti, gettando le interiora nell'immondizia dopo averlo decapitato e dopo avere infierito sui polpastrelli per rendere irriconoscibile le impronte digitali in caso di ritrovamento.
Non sembrano neanche più esserci dubbi sul fatto che il delitto sia avvenuto nella casa dell'uomo, un elegante palazzo in Via Settembrini a Milano nei pressi della stazione Centrale, e che dopo alcune ore di pulizia dell'appartamento e di sezionamento del cadavere, i pezzi rimanenti siano stati posti in una valigia e da li trasportati in macchina in un cassonetto, dove poi è avvenuto il ritrovamento. Gli autori del delitto erano stati visti a Piacenza da una donna che li osservava alla finestra, nelle vicinanze di un cassonetto mentre si liberavano di alcuni vestiti sporchi di sangue. La polizza di Piacenza era intervenuta dietro la segnalazione della donna, trovandoli nudi e rinvenendo nella loro macchina anche il pc portatile della vittima, dei coltelli, uno storditore elettrico ed alcuni oggetti per pratiche di tipo sadomaso.
Dopo un lungo interrogatorio uno degli assassini era crollato, confessando dove fosse stato abbandonato il cadavere. Entrambi avrebbero anche detto di essere andati a casa del Manesco per chiedergli consigli per un loro imminente trasferimento in Asia (la vittima era un apprezzato studioso di quei luoghi ed aveva anche insegnato in alcune università della Thailandia, della Corea del Sud e di Singapore), di avervi trovato un uomo di colore, ma che parlava bene l'italiano, che li avrebbe drogati con alcune sostanze presenti nel tè che avevano bevuto e al loro risveglio li aveva obbligati e sezionare il cadavere della vittima che aveva ucciso; entrambi confusi e storditi, avrebbero agito per paura.
Gli investigatori però ritengono che si tratti di una versione creata apposta per sviare le indagini e per sminuire il loro ruolo e che la pista da seguire sia quella del delitto a sfondo sessuale.
La dimostrazione sono oltre gli oggetti rinvenuti nella loro macchina, anche la loro disponibilità di carte prepagate alimentate continuamente dai conti della vittima, come se il Manesco fosse stato sotto il ricatto dei due.
Dell'uomo ucciso si conosce ben poco, se non il particolare curioso che fosse stato compagno di scuola di Silvio Berlusconi al Liceo Classico gestito dai Salesiani (sebbene fosse l'unico alunno a non partecipare ai ritrovi degli ex studenti) e che non avesse parenti di nessun tipo. Si era laureato con il massimo dei voti e aveva dedicato la propria vita all'insegnamento e a detta di tutti era una persona estremamente gentile e riservata, sebbene privo di qualsiasi rapporto sociale.