"Noi non siamo gente crudele, ma non sapevamo cos'altro fare. E 'stata davvero l'ultima risorsa. Amiamo molto nostro figlio e non volevamo causargli alcun dolore. Lo abbiamo fatto per il suo bene" è la sconcertante giustificazione data dalla madre del bambino. Il piccolo Alvar, un bimbo di appena 10 anni vive, insieme ai quattro fratellini dell'età di nove, sei, cinque e tre anni, in una casa fatiscente a Poza Rica de Hidalgo nello stato Messicano di Veracruz, in una delle zone più povere della città, che è un importante centro industriale e commerciale e una delle più grandi e più popolose dello stato di Veracruz.

Intervenuta dopo una segnalazione anonima, forse da parte di uno dei clienti del padre falegname che potrebbe aver visto il bambino in catene nella sua casa, la polizia, al suo arrivo, ha trovato i bambini soli e in uno stato di totale abbandono. Alvar, che è il più grande, era tenuto in catene e aveva lividi alle gambe e piaghe alle caviglie, ma gli agenti hanno riferito che anche gli altri fratellini mostravano segni evidenti di abusi ed erano tenuti in condizioni terribili. I genitori, Alejandro Hernandez, 44 anni, falegname e Beatriz Enriquez, 34 che sono stati arrestati per crudeltà sui bambini, si difendono dicendo di amare i loro figli e di non essere gente crudele, ma che avevano deciso di tenere Alvar in catene a scopo correttivo perché era troppo vivace, impossibile da controllare e si metteva sempre nei guai, anche a scuola.

I vicini descrivono il padre Alejandro come un uomo duro e violento, che educa i figli a legnate, con il vizio degli alcolici, un uomo capace di minacciare, con un machete in mano, chiunque si avvicini alla casa con l'intento di intervenire in aiuto dei bambini per cercare di fermare quella violenza quotidiana e raccontano di aver sentito spesso le urla dei bambini provenire dalla casa. Adesso i bimbi sono finalmente usciti dall'incubo, sono stati affidati ai servizi sociali, che se ne prenderanno cura, mentre i genitori resteranno in carcere in attesa di giudizio.