Immigrazione e crisi non sono mai andate d'accordo. La dimostrazione è il servizio realizzato e diffuso da Tg Treviso l'8 luglio 2014 e diffuso sul web recentemente, immediatamente condiviso sino a diventare virale. Il servizio tratta delle spese di mantenimento richieste dal bando indetto in provincia di Treviso riguardo cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale. Ad intervenire in merito alla faccenda è il presidente della provincia di Treviso che ritiene scandaloso i servizi offerti ai migranti giudicati eccessivi. Lo stesso presidente parla di somme assegnate a ogni singolo straniero per un ammontare di 1050 euro al mese, fatto aberrante, a suo dire, se confrontato con situazioni di grave disagio in cui incorrono tanti disoccupati e pensionati italiani.

A rincarare la dose arriva anche il sindaco di Santa Lucia di Piave che parla di dittatura burocratica romana.

Lo scontro tra comune e provincia sui profughi viene diffuso sul net senza tener conto delle opportune verifiche del caso, ma con lo slogan univoco di: "profughi: sigarette e telefono gratis"! Le opportune verifiche in questo particolare momento di tensione sociale sul tema dell'immigrazione, dovuto alla crisi economica e al malcontento generalizzato, sarebbero auspicabili più che mai. Purtroppo, però, il tema immigrazione è diventato un'arma da scagliare senza contraddittorio. La questione sul bando da 1.200.000 euro è senz'altro vera ma il resto delle informazioni fornite dal servizio in questione possono essere facilmente fraintendibili.

Il bando contempla servizi di assistenza alla persona, servizi di pulizia e igiene ambientale, erogazione dei pasti ecc.. Tra le varie offerte di servizi il bando prevede anche la fornitura di beni a carico del centro di accoglienza vincitore del bando come lenzuola, un minimo di vestiti e infine erogazione di pocket money giornaliero nella di 2,50 euro pro capite e di una tessera/scheda telefonica rilasciata all'ingresso nel centro.

Non si parla nel bando di 1050 euro e né tanto meno di un servizio telefonico continuativo e fisso. La scheda telefonica viene concessa ai rifugiati per permettere loro di chiamare le proprie famiglie nel paese di origine o contattare persone vicine. Occorre ricordare che il centro in questione accoglie persone idonee alla proposizione di richiesta di protezione internazionale; non sono carcerati, ma persone alle quali il diritto internazionale riconosce uno status che dà loro dei diritti di base.