Guarire è possibile. Almeno così sembra. E questa è la notizia positiva. Non si sa ancora, però, come sia possibile guarire. E questa è la notizia negativa. L’infermiera spagnola Teresa Romero non presenta più tracce di ebola nel sangue. E’ quanto emerge dai test effettuati dai medici dell’ospedale di Madrid Carlos III. Ma la nebbia intorno a questa guarigione rimane ancora tanta. Così come tanta rimane la nebbia intorno a come verrà affrontata la diffusione del virus in Italia e nel mondo, da qui in avanti.

Le condizioni dell’infermiera spagnola

Teresa Romero appare stabile.

Non sono state riscontrate tracce di ebola all’interno del suo sangue. Ma l’infermiera non può definirsi fuori pericolo. Solo ulteriori test potranno accertare la reale guarigione della ragazza, che rimarrà comunque sotto osservazione per altre tre settimana (tempo di incubazione del virus nel sangue umano). L’infermiera ha, inoltre, riscontrato una infezione acuta dei polmoni. Non si può ancora, quindi, definire fuori pericolo, meno ancora guarita. Ma la strada è quella giusta.

L’Oms fa mea culpa

E nel giorno della (forse) guarigione di Teresa Romero è la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ad ammettere le proprie colpe nella gestione dell’emergenza a livello mondiale  Staff incompetente, nomine politiche e burocrazia lenta.

No, l’Oms non si riferisce al sistema politico italiano, si tratta di una vera e propria pesante autocritica.  ''L'ufficio dell'Oms in Africa era in prima linea. Non hanno fatto nulla. L'ufficio e' incompetente'' afferma Peter Piot, uno dei virologi che ha scoperto il virus. In Africa Occidentale le poltrone dell’Organizzazione sono ricoperte per motivi politici, da persone vicine a Louis Sambo, direttore dell’Oms in Africa.

Un epidemia “evitabile” come ribadisce Piot che nessuno, però, ha preso seriamente in considerazione per incompetenza o per lentezze causate dalla burocrazia interna all’organizzazione. E nel frattempo lo steso ospedale di Dallas ammette le proprie colpe. “Abbiamo fatto errori nell’affrontare una situazione difficile” ammette Barclay Berdan, amministratore delegato del Texas Health Resources.

Che si tratti dell’anno zero della Sanità mondiale?

E in Italia siamo pronti?

In Italia siamo ancora indietro. Lo afferma Andrea Bottega, segretario nazionale del sindacato delle professioni infermieristiche Nursind. Mancano maschere, tute, dispositivi di protezione. Gli infermieri non hanno ricevuto il necessario training per affrontare un’emergenza del genere. Nessuna formazione specifica sulla gestione dell’emergenza, nessuna formazione sull’utilizzo dei dispositivi di protezione. Vengono utilizzate tute ormai vecchie, usate durante l’emergenza Sars. Tute, però, ovviamente inadeguate e non conformi ai protocolli di sicurezza stilati per il virus Ebola. Come se non bastasse anche queste tute mancano ancora da molti ospedali.

La situazione, quindi, risulta parecchio a rischio. Considerando anche il fatto che in Spagna l’emergenza è nata proprio per l’incapacità del personale medico di utilizzare in maniera efficace il materiale di protezione. Ogni minimo errore può far esplodere il contagio. L’Italia quindi fino ad ora è stata solo fortunata, non brava. Ma quanto può durare ancora questa fortuna? Bisogna prendere provvedimenti, prima che la situazione sfugga di mano anche qui in Italia.