"Vai a casa" con queste parole i genovesi hanno mostrata la loro rabbia dopo l'alluvione che ha messo in ginocchio Genova, causando trecento milioni di danni e più. L'allerta meteo, purtroppo, non si ferma, e rimane alta almeno fino a lunedì. L'esondazione dei torrenti ha seminato morti e tragedie, sono centinaia gli sfollati e ad aumentare la rabbia c'è il fatto che tutto ciò, forse, si poteva evitare. Non è, infatti, la prima volta che a Genova un'alluvione causasse danni così gravi. Una c'era già stata nel 2011, e anche in quel caso le conseguenze del fango erano state gravissime.

Il lavoro dei volontari e degli "angeli del fango" si sta rivelando fondamentale per i genovesi, per chi ha perso tutto o quasi, attività abitazioni: il fango ha invaso garage e scantinati, non lasciando scampo. I cittadini si sentono abbandonati dalle istituzioni, ma mostrano riconoscenza verso chi, invece, li sta aiutando a pulire ciò che rimane. Guanti, stivali e tanta solidarietà, il volto pulito di questi ragazzi è l'unica immagine bella, a fronte di una tragedia che ha causato danni e morte.

Contestato il sindaco Marco Doria

Come da copione, dopo la tragedia arrivano sempre le contestazioni, contestazioni su cosa poteva essere evitato e come. E, in questi casi, il primo cittadino diventa il capro espiatorio.

Contro di lui pesanti contestazioni da parte dei commercianti e un invito, quello a lasciare la poltrona. L'accusa a Marco Doria è quella di non aver messo in sicurezza la città di Genova, soprattutto dopo l'alluvione del 2011 e le conseguenze che anche allora erano state gravissime.

Gli sciacalli a Genova

Accompagnati dai volontari, gli abitanti di Genova vengono accompagnati per pochi minuti nelle loro case per racimolare le proprie cose.

Già, le proprie cose che rischiano di essere rubati a causa degli sciacalli, uomini senza scrupoli che entrano in azione approfittando delle tragedie per impossessarsi di beni all'interno delle abitazioni abbandonate. E' delle ultime ore l'arresto di quattro sciacalli sorpresi a rubare all'interno di negozi.