Veronica Panarello, la madre del bambino ucciso sabato scorso, avrebbe transitato con la propria auto a 50 metri dalla strada che conduce al luogo in cui è stato ritrovato il corpo del piccolo Loris, il Mulino vecchio, nella giornata di sabato 29 novembre. Emerge dai rapporti di polizia e carabinieri, che stanno ancora indagando sulla morte del piccolo. Le immagini del percorso dell'autovettura sono state documentate dalle riprese di una videocamera. Nel rapporto c'è la descrizione di come siano state acquisite le riprese fatte dalla telecamera posta alla stazione di servizio Erg, che si trova nella strada comunale 35 che da Santa Croce Camerina giunge a Punta Secca. La visione di queste registrazioni, come scrivono gli inquirenti, mostrano un'auto, una Polo Volkswagen simile a quella di proprietà di Veronica Panarello, la madre di Loris, che transitava in quella zona alle 9:27 . L'auto, dopo circa un minuto, avrebbe svoltato a sinistra percorrendo tutta la curva per poi scomparire dal campo visivo della telecamera.



Le telecamere - Polizia e carabinieri fanno notare, nel loro rapporto, che a circa 50 metri dal termine del curvone, ha inizio la strada poderale che porta al Mulino Vecchio dove è stato trovato il cadavere del bambino il pomeriggio di quel tragico sabato. Gli investigatori sono riusciti anche ad acquisire altre immagini da una telecamera collocata in una fabbrica privata, sulla strada che va al Mulino Vecchio. Da questo impianto si nota in lontananza, per la distanza della telecamera dalla strada poderale, il transito di un'auto di colore scuro alle 9,21 del 29 novembre che, non accennando a rallentare, continua la sua corsa dirigendosi verso la strada che conduce al Mulino Vecchio per poi sparire dalla visione dell'impianto video.
Qualche giorno fa erano emersi altri particolari abbastanza sospetti riguardanti alcune fascette di plastica che la madre di Loris avrebbe consegnato alle due maestre del figlio, dicendo che appartenevano al bambino, che avrebbe dovuto usarle per un lavoro scolastico; fascette che sarebbero compatibili con quella che, secondo l'autopsia, sarebbe stata usata per strangolare il bambino. Si attendono ulteriori esami per la verifica. La preside della scuola primaria che frequentava il bimbo, ha negato che siano state fatte richieste di fascette per attività didattiche perché ritenute materiale pericoloso.