È indubbio: Oliviero Toscani ci ha abituato alle sueprovocazioni a volte molto trasgressive, basti pensare alle campagnepubblicitarie fatte negli anni Ottanta proprio per un’azienda veneta che hannofatto gridare allo scandalo per le foto dai contenuti molto forti e avolte pure inquietanti, o alle immagini di condannati a morte per le quali èstato accusato dallo Stato del Missouri per falso fraudolento, o allegigantografie scioccanti della modella Isabelle de Caro ammalata di anoressia,per citarne solo alcune. Spesso i suoi scatti ci facevano anche riflettere:certe situazioni ci sbattevano in faccia realtà che davano fastidio eche preferivamo ignorare.

Tutto questo torna a suo merito.

Quella che non torna a suo favore, e non è stata accettatadal popolo veneto, è l’offesa gratuita, la denigrazione digente che produce vino di ottima qualità, lo apprezza e lo beve, ma ciò non significa che sia totalmente in preda all’alcolismo. Statistiche alla mano, il Veneto è al settimo posto inItalia per consumo di bevande alcoliche, dunque questa etichettaappiccicatagli durante un intervento alla trasmissione di Radio 24, la Zanzara,è del tutto arbitraria.

Forse Toscani non si aspettava una reazione cosìforte ed immediata: dalle querele che gli hanno fatto cinque padovani,sentitisi insultati dalle sue dichiarazioni a dir poco offensive, allarimbeccata del governatore della Regione Luca Zaia che gli ha ricordato chemolto del suo successo lo deve alle campagne pubblicitarie della Benetton (piùVeneto di così…), rimbeccata che sta sfociando in una causa per diffamazione,stante il rifiuto del fotografo di scusarsi.

Il segretario Flavio Tosi, Lega Nord Veneto, ha ipotizzatoaddirittura una “vendetta”: un risarcimento milionario, dieci euro acittadino, e siamo in cinque milioni...".

Il fotografo ha cercato di minimizzare, affermando che la suaera soltanto una battuta senza alcuna malizia, anzi apprezzando, daproduttore di vino in Toscana, il vino veneto che definisce “il migliore delmondo”, ma non è bastato, anche se dalla rabbia si è passati all’autoironia:la più simpatica è la versione riveduta e corretta del “Je suis Charlie” in “Jesuis imbriagon”.