Il 26 novembre del 2010, Yara Gambirasio, una ragazzina di 13 anni, scompare nel nulla in quel di Brembate di Sopra, provincia di Bergamo. Dopo 4 anni e mezzo si cerca ancora il colpevole, ma sembra che le indagini siano ad una svolta. Dopo inutili fermi di persone innocenti, intercettazioni mal capite, e lunghi silenzi della famiglia della piccola, viene arrestato, il 16 giugno del 2014, Massimo Bossetti. Si inizia a scavare nella vita dell'operaio, e le notizie coinvolgono inesorabilmente anche la sua famiglia, senza risparmiare nessuno. Viene sequestrato anche il pc dell'uomo, e, finalmente, viene depositata la perizia informatica svolta.
"Bossetti ha una vera ossessione per le ragazzine tredicenni vergini", questo il movente dell'omicidio, secondo la perizia. I tecnici della procura hanno, infatti, setacciato da cima a fondo il computer dell'uomo, controllando tutti i file e la cronologia internet. E' emerso che il manovale arrestato era un assiduo frequentatore di siti a luci rosse, alla ricerca di ragazzine di aspetto molto simile a quello della piccola Yara. Anche se ha cercato di cancellare le tracce, eliminando la cronologia dei siti web sui quali era solito navigare, la perizia lo ha comunque incastrato, svelando il movente che lo ha portato all'insano gesto. Sono emerse, inoltre, anche le parole chiave con cui il Bossetti era solito alimentare le sue fantasie: "vergini" e "rosse" su tutte.
Parole che fanno venire i brividi se si pensa che a digitarle sulla tastiera è stato un uomo, con tanto di famiglia, di 44 anni. Non solo. L'indagato, infatti, spiegano i tecnici che hanno visionato il pc, si informava spesso, attraverso vari siti, di fatti di cronaca nera, come scomparse e violenze sessuali, ai danni di minorenni, e proprio l'omicidio di Yara Gambirasio era al top delle sue visite.
L'indagine sembra ormai ad una svolta decisiva. Stavolta sembra che le prove raccolte su Massimo Bossetti siano schiaccianti. Nell'opinione pubblica cresce lo sgomento. Il pensiero va ai genitori della piccola uccisa, che meritano di dare un nome definitivo alla mano che, con tanta brutalità, ha fermato per sempre la vita, da poco iniziata, della loro figlioletta.