Non è certo passato inosservato all'occhio vigile degli investigatori il fatto che Massimo Giuseppe Bossetti, 44enne di Mapello, originario di Clusone, accusato di avere ucciso Yara Gambirasio, digitava nei motori di ricerca parole come “Tredicenni”, “tredicenni vergini, per sesso”, “tredicenni rosse”. Quando si tratta di navigazione nei siti a luci rosse, scagli la prima pietra chi è senza peccato. Quando però l'interesse si sposta su minorenni le cose cambiano radicalmente poiché si entra nell'ambito di un reato gravissimo: la pedopornografia, che lascia supporre insani impulsi sessuali.





Dall'analisi dei cosiddetti cookies informatici del computer in oggetto si evince che dal 9 febbraio 2002 al 29 maggio 2014 Massimo Bossetti "navigò" pericolosamente per poi procedere a repentine quanto complicate cancellazioni dei dati. Come valutare queste novità investigative? Di certo tali indizi peggiorano la valutazione del cosiddetto profilo criminale del soggetto ma naturalmente non sono una prova della sua responsabilità penale sulla morte della tredicenne Yara.

Tali indizi, tuttavia, evidenziano un'attrazione per le 13enni dai capelli rossi. I capelli di Yara Gambirasio non erano propriamente rossi, ma erano comunque ramati e inoltre la sua età era esattamente 13 anni. Risulta inoltre che l'uomo visitava il profilo facebook di Yara e non è certo un dettaglio.

Tra l'altro sembra che Bossetti usasse abitualmente particolari apparati per una navigazione di carattere anonimo, cosa che palesa la sua precisa volontà di non lasciare troppe tracce del suo "passaggio" in determinati siti web piuttosto discutibili. Sposato con tre figli, Bossetti non aveva precedenti penali. La morte di Yara Gambirasio risale al 26 novembre 2010, quando lasciata la palestra dove era solita allenarsi sparì improvvisamente.

Il suo cadavere ha mostrato ferite al collo, ai polsi, alla schiena. Al momento dell'abbandono nel campo era ancora viva, ma troppo debole per chiedere aiuto. Inizialmente si sospettò di un operaio extracomunitario di nome Mohamed Fikri, poi risultato estraneo ai fatti contestati. La comunità di Brembate continua a chiedere a gran voce giustizia per la sfortunata Yara Gambirasio, vittima di una crudeltà apparentemente incomprensibile. Massimo Bossetti per il momento rimane in carcere a Bergamo.