La feroce esecuzione del pilota giordano ventisettenne Muath Kasasbeh, rinchiuso in una gabbia e arso vivo, diffusa via web attraverso un video agghiacciante della durata di 22 minuti, rientra in quel disegno di destabilizzazione che il Califfato intende attuare in Giordania, approfittando delle crepe interne e della divisione sociale del paese tra componente palestinese e tribù beduine, che costituiscono lo zoccolo duro del consenso alla monarchia di Amman. Solo due mesi fa la regina Rania, moglie del re in carica Abd Allah II, intervenuta ad un summit ad Abu Dhabi, aveva stigmatizzato duramente il tentativo dei miliziani dell'Isis ("assassini assetati di sangue") di "dirottare" il mondo arabo e di "trascinarlo indietro nel Medioevo attraverso l'uso spregiudicato dei social media".

Ed oggi quella stessa Rania è diventata il simbolo di un paese che ha deciso di resistere e reagire alla follia oscurantista dello Stato islamico. Due immagini in particolare stanno circolando in questi giorni con la forza paradigmatica di evocare l'impegno che il paese intende assumersi nel contrastare la deriva di violenza e regressione di cui l'Isis è portatore: una che ritrae Rania mentre, con lo sguardo contrito e il capo coperto da un velo bianco, abbraccia la giovane vedova del pilota (la coppia era sposata da appena 5 mesi) e un'altra, di ieri, che la immortala mentre marcia tenendo in mano un cartello che ricorda che il pilota giordano ucciso è un martire della giustizia. Ma chi è questa donna che da sedici anni utilizza la sua autorità e il suo ruolo di regina per creare una sponda tra diverse culture e coordinare gli esponenti dell'Islam moderato e progressista contro le frange di fanatismo jihadista?

Palestinese, colta, diplomatica: chi è Rania, regina di Giordania da 15 anni

Di famiglia palestinese e per questo discussa (in Giordania i Palestinesi costituiscono il 40% della popolazione, ma spesso vengono discriminati ed esclusi dall'esercito che preferisce reclutare nelle sponde orientali del paese, popolate dai beduini), più volte oggetto di critiche anche per essere un po' troppo spesso vicina alle posizioni politiche americane, Rania è nata nel 1970 in Kuwait, dove è cresciuta e ha ricevuto l'educazione scolastica (rigorosamente britannica) prima di laurearsi all'Università americana del Cairo in Business Administration. Sposa dal 1993 di Abd Allah II, madre di quattro figli, è diventata regina esattamente 15 anni fa, il 7 febbraio del 1999. Da allora si è impegnata moltissimo in molteplici aspetti della vita civile della Giordania e dei paesi islamici, rivendicando diritti per donne e bambini, sostenendo il dialogo interreligioso e promuovendo il micro-credito. Elogiata per le sue capacità diplomatiche e per il piglio deciso, ma sempre garbato, ammirata per bellezza e senso dello stile, Rania incarna i valori di quell'Islam moderato e aperto al dialogo, emancipato, ma rispettoso della sua tradizione, di cui è divenuta prima ambasciatrice, anche grazie al talento per la comunicazione e all'uso sapiente dei social network.