L'Africa da qualche secolo fino ai nostri giorni è stata denominata con il nome ''Il Terzo Mondo''. Da sempre questo fantastico continente è stato martoriato dal clima arido, da guerre religiose ma soprattutto dall'ignoranza della mente dell'uomo occidentale che ha approfittato delle debolezze dei popoli africani. L'Africa non solo deve fare i conti con la povertà che vive ogni giorno il suo popolo, ma deve anche affrontare il problema della schiavitù in tutto e per tutto.

Dopo il naufragio della scorsa domenica, è emersa la storia di un ragazzo ucciso perché si era alzato senza chiedere il permesso mentre era in viaggi su un gommone.

Dopo la sua morte il corpo del ragazzo è stato gettato in mare. Inizia così, con questo agghiacciante racconto, l'inchiesta sul naufragio di domenica 19 maggio 2015. I pm aggiungono, in base alle testimonianze dei sopravvissuti, che alcuni clandestini durate l'attesa di salire sul peschereccio sono stati picchiati a sangue dai trafficanti.

Secondo la dichiarazione di alcuni sopravvissuti alla tragedia, il naufragio è stato causato, oltre al sovraffollamento dell'imbarcazione, dalla ''disattenzione'' del comandante del mezzo. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Catania, i migranti inizialmente hanno atteso la partenza rinchiusi in una fattoria di Tripoli, sono stati poi portati con bus e treni alle loro coste dove, pagando una somma abbastanza alta, inizia il loro viaggio verso le coste italiane.

Per quanto riguarda gli indagati, sono due gli scafisti colpevoli della tragedia: la Procura di Catania è arrivata alla loro identità grazie ad alcune intercettazioni telefoniche nelle quali, entrambi gli scafisti, spiegano le dinamiche della compravendita dei migranti clandestini. Sul modo in cui il peschereccio si è capovolto, la Marina Militare inizierà un sopralluogo sull'imbarcazione stessa per raccogliere il numero di elementi necessari per stabilire il vero motivo che ha causato il naufragio dal momento in cui un certo numero di ''testimoni'' parlano di alcuni urti causati dalle manovre sbagliate del comandante del peschereccio.