La notizia viene pubblicata dal quotidiano La Nuova Venezia e ripresa anche dall'Huffington Post di questa mattina. Il primo atto ufficiale del nuovo sindaco della città di Venezia è stato quello di ritirare dalle scuole dell'infanzia quei libri illustrati dove viene descritta la famiglia in modo diverso dal solito. A non piacere sono le definizioni date di genitore 1 e genitore 2 omettendo di specificare che si possa trattare di un uomo ed una donna. L'esordio del sindaco della città della laguna Luigi Brugnaro è di quelli coi fuochi d'artificio.
A distanza di soli 5 giorni dalla manifestazione di Piazza San Giovanni in Laterano torna a far discutere il dibattito sulla teoria gender nelle aule.
La dichiarazione
Il neo sindaco della città lagunare ha tenuto a precisare di aver fatto soltanto quanto promesso durante la campagna elettorale. I libri rimarranno nelle biblioteche, ha affermato, ma verranno ritirati dalle scuole comunali. Il motivo addotto è che i termini genitore 1 e genitore 2 non sono argomenti che devono riguardare i bimbi. Si tratta di argomenti da affrontare nella serenità che solo l'ambiente familiare può garantire.
Ritorno al tradizionale
Secondo quanto dichiarato da Luigi Brugnaro il compito educativo riguardo alla diversità di genere spetta alla famiglia e non alla Scuola.
Seguendo questa linea è stato dunque fatto un passo indietro rispetto a quanto deliberato dalle precedente giunta guidata da Orsoni che aveva speso almeno 10 mila euro. Per questo motivo nelle scuole di Venezia non si potranno più trovare le favole che raccontano e spiegano il tema delle differenze di religione, di razza e di genere.
Questa decisione giunge a poche ora dal voto di fiducia della riforma scolastica.
Forse è ancora presto
Anche durante la giunta Orsoni si erano accese tensioni intorno alla materia, con perplessità diffusa tra sindaco e l'allora assessore all'Istruzione. Ma dopo l'ingresso di queste fiabe che descrivevano con storie e disegni di animali come la famiglia potesse avere una origine omogenitoriale si contava di superare il tabù diffondendo l'iniziativa anche in altre città italiane.