Il modello brasiliano, Celso Santebañes, conosciuto per essere il bambolotto umano Ken è morto giovedì scorso a causa di un'infezione batterica ai polmoni. Aveva solo 20 anni e gli era stato diagnosticato lo scorso anno una rara forma di cancro al sangue. A partire dal Dicembre 2014, il modello, ha intrapreso una serie di trattamenti di chemioterapia. E' deceduto alle 16:30 presso l'Università Federale di Uberlandia (ospedale clinico) dove è stato sottoposto all'ultimo ciclo di chemioterapia.

Modello da quando aveva 15 anni

A partire dall'età di 15 anni, Santebañes iniziò a presentarsi ai concorsi di bellezza.

Da adolescente, la gente continuava a dirgli che sembrava un Ken Doll. Ossessionato con la perfezione della bellezza fisica, Santebañes ha iniziato ad individuare le imperfezioni che lo allontanavano dal marchio della bambola Mattel: Il suo naso era troppo largo e le labbra troppo naturali. Per non essere da meno rispetto alla bambola originale, Santebañes ha rilasciato una propria linea di bambole "Celso" sul modello stesso. Egli fantasticava di fare un film con Valeria Lukyanova, l'ucraina "Barbie umana". Nella sua battaglia, durata cinque mesi contro il cancro, Santebañes dovette affrontare il suo deterioramento fisico, la rovina di quella che era diventata la sua identità personale e l'immagine nazionale.

Si è visto colpito da macchie scure sulla pelle e gengive sanguinanti, effetti collaterali del cancro al sangue. Poi è arrivata la perdita totale dei capelli fino a vedersi limitato su una sedia a rotelle.

Le chemio erano iniziate lo scorso gennaio

Quando, nel mese di Gennaio, aveva iniziato la chemioterapia, Ken si era mostrato molto preoccupato per la sua condizione di salute sostenendo infatti quale sarebbe stata la sua priorità: combattere per la sua stessa vita! Più avanti coi mesi, a Maggio, nuovamente intervistato disse che se un giorno fosse uscito da questa brutta malattia, non avrebbe mai più fatto a ricorso a nessun tipo di intervento estetico. Dichiarò di essere stato penalizzato dalla vita per il semplice fatto di aver esagerato con la sua ossessione, con la sua ostinata ricerca verso la perfezione, ammettendo che si trattò di una fuga personale dalla realtà; quella stessa realtà in cui soffriva gravi carenze di amore e di accettazione.