Fonti Isil fanno sapere che almeno 10 dei loro miliziani sono stati uccisi e molti altri sarebbero rimasti feriti sotto gli attacchi della coalizione contro lo Stato Islamico in Siria (dove prende il nome di Isil). La coalizione proclama di aver effettuato 18 raid aerei in tutta la provincia di Raqqa distruggendo numerosi veicoli dei terroristi e facendo saltare in aria 16 ponti.

"I bombardamenti di questa notte sono serviti per impedire che Daesh (un altro nome con cui viene chiamato lo Stato Islamico), possa avanzare militarmente attraverso la Siria e poi fino al'Iraq", dice il portavoce della coalizione Thomas Gilleran. "Questa è una delle più grandi operazioni che abbiamo mai condotto in Siria, e siamo sicuri che essa debiliterà l'esercito Isil e la sua capacità di movimento", continua il colonnello Gilleran.

Il presidente americano Barack Obama conferma le parole del militare: "Quando abbiamo un effettivo alleato sul campo, l'Isil può essere spinto indietro". Ha affermato Obama a Washington dopo che il Pentagono lo ha avvertito dello stato dei bombardamenti: "Le debolezze strategiche e logistiche dell'Isil sono reali" ha proseguito il presidente.

Ma in realtà, l'assenza di affidabili forze locali per far inoltrare gli scontri nel profondo dello Stato Islamico rilevano la debolezza della strategia americana che punta in modo precipuo sugli attacchi aerei. E le tensioni nell'area tra arabi e curdi rischiano di mettere a repentaglio i passi in avanti fin qui fatti. L'offensiva sta portando le forze curde dove non si erano mai spinte prima. Aree in cui gli arabi siriani sono la maggioranza della popolazione, insospettendo sia i siriani sia il governo turco. Entrambi credono infatti che i curdi dopo gli scontri si aspettino che venga dichiarato un loro proprio Stato.

L'opposizione siriana ha accusato i curdi di avanzare sui territori arabi per consolidare il controllo: "Il loro obiettivo è di cambiare la demografia e di creare lo Stato del Kurdistan, e la verità è che questo sta succedendo sotto i bombardamenti americani". Dice Ahmed Haj Saleh, storico attivista siriano operante proprio a Raqqa. Dunque oltre a dover combattere una guerra contro l'Isis, l'Occidente dovrà fare i conti anche con le rivalità locali che vedono opposti curdi, siriani e turchi. Un Kurdistan che a ben vedere nell'aria Mediorientale scontenta non poche persone.