Papa Francisco in Paraguay. La visita pastorale ha raggiunto anche questa Nazione, che l'ha ricevuto con canti in guaranì e l'ovazione di migliaia di fedeli. E' stato chiaro il messaggio di Jorge Mario Bergoglio: «Che non vi siano più vittime di violenza, corruzione e narcotraffico», e lo sviluppo economico tenga conto dei più deboli. E secondo i commentatori locali, ha anche impressionato l'elogio della figura femminile, nella storia del Paese. Questo nuovo viaggio in Sudamerica segue quello a Rio de Janeiro in occasione della Giornata mondiale della gioventù: un Continente che fa progressi importanti sulla via della pacificazione politica - specie in Colombia - ma ove permangono gravi diseguaglianze sociali.

Andiamo però con ordine.

Il discorso del Papa

Nel suo primo intervento in terra paraguayana, Francesco ha espresso sì l'allegria per trovarsi a quelle latitudini, ma anche formulato importanti richieste: che si lavori per una società migliore, e soprattutto si lotti contro la corruzione e il narcotraffico. Bergoglio ha chiesto che non siano interrotti gli sforzi degli attori sociali, affinché non vi siano più bambini senza istruzione, famiglie senza una casa, operai senza un lavoro dignitoso, contadini senza terra da coltivare; e soprattutto tante persone costrette a emigrare verso un futuro incerto. E soprattutto, basta con le vittime di corruzione e narcotraffico. Lo sviluppo economico?

Sì, ma se non tiene conto dei più deboli e dei più sfortunati, non è un vero sviluppo. Perché il modello da perseguire deve consistere nella dignità dell'essere umano, specie il più vulnerabile e indifeso.

L'accoglienza dei paraguayani

Giunto all'aeroporto di Asunción, il papa ha percorso tredici chilometri sulla papa-mobile, salutando migliaia di persone che affollavano i lati della strada.

A impressionare è stata però l'accoglienza nello stesso scalo. In particolare il coro "El Nazareno", composto di duecento bambini, ha commosso cantando l'inno della Santa Sede in spagnolo, e quello del proprio Paese in guaranì. Presente - e non poteva essere altrimenti - il presidente conservatore Horacio Cartes, Bergoglio ha riaffermato la propria ammirazione per la storia della Nazione, e rimarcato le terribili sofferenze causate dalla guerra, e dalla mancanza di libertà.

Il Papa ha quindi raggiunto il penitenziario femminile del Buen Pastor, ove ha fatto un breve saluto alle recluse: un coro di cinquanta detenute - la struttura ne ospita circa cinquecento - ha intonato varie canzoni. Probabilmente i programmi della vigilia prevedevano che il Santo Padre entrasse nel carcere, o comunque si trattenesse più tempo, però la stanchezza glielo avrebbe impedito. Riferisce padre Luis Arias - il religioso che opera nella struttura - di averlo invitato all'interno. Il papa però avrebbe risposto: «no puedo más», ossia, "non ne posso più", secondo la ricostruzione del quotidiano peruviano "El comercio". Un po' di tristezza da parte delle recluse, che però hanno compreso le necessità di rispettare l'agenda.

Programmi futuri

Il viaggio alla «fine del mondo» di Francesco sarà bissato in settembre dalla visita a Cuba, un Paese che si sta sempre più aprendo al mondo, anche dal punto di vista commerciale. In quei giorni - tra il 19 e il 22 settembre - sarà suggellato quel clima di promettente disgelo tra Washington e L'Avana, promosso proprio da Bergoglio. Una visita che sarà seguita da quella del premier italiano Matteo Renzi, che sarà nell'Isola a metà ottobre.