Non ha sosta il flusso di migranti che negli ultimi mesi sta mettendo in ginocchio i confini europei sempre più allo stremo. Quando sembrava essere solo l'Italia al centro del mondo con migranti provenienti da ogni dove, in particolar modo dalla Libia a bordo della cosiddette "carrette del mare", ecco che anche l'est dell'Europa ha dovuto iniziare a fare i conti con un'ondata senza precedenti.
Una prima ricostruzione dei fatti
Il culmine si è verificato nella notte tra il 15 e il 16 ottobre, quando un gruppo di oltre 50 persone è stato avvistato al confine con la Turchia, nel sud-est della Bulgaria.
A quel punto, le pattuglie in servizio hanno intimato ai profughi di fermarsi, senza tuttavia avere riscontri positivi; così hanno iniziato a sparare alcuni colpi d'arma da fuoco in aria e uno di questi ha colpito in ricaduta un afghano.
Il presidente bulgaro Rosen Plevneliev si è detto profondamente dispiaciuto per l'accaduto, pur tuttavia apprendendo dal Ministero dell'interno che, secondo le prime ricostruzioni, l'uomo ucciso era in possesso di una pistola nascosta nello zaino. E ancora, il gruppo sarebbe stato composto in gran parte da uomini tra i 20 e i 30 anni in buone condizioni di salute e avrebbe opposto resistenza ai primi richiami delle forze di polizia.
Il presidente del consiglio della Commissione Europea, Donald Tusk, ha appreso in diretta la notizia della morte dell'afghano, proprio mentre presiedeva il Consiglio Europeo, alla quarta riunione proprio sull'emergenza immigrazione dall'inizio dell'anno.
Con lui, anche il primo ministro bulgaro Boyko Borysov che ha subito lasciato il vertice per rientrare in patria.
I Risvolti
Intanto, se da un lato la Bulgaria chiede all'Unione Europea un intervento urgente per frenare la crisi dei migranti, dall'altro il Commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) ha chiesto che sia avviata un’inchiesta immediata.
Nel frattempo, in Ungheria, il Ministro degli Esteri Peter Szijjarto annuncia la nuova chiusura delle frontiere con la Croazia, anche per via dell'acuirsi della situazione ai confini con l'ex Jugoslavia e l'Ungheria che non promette nulla di buono.