I presunti killer del piccolo Cocò hanno finalmente un nome. I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Cosenza hanno emesso, su richiesta della procura distrettuale antimafia di Catanzaro, due ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di Cosimo Donato, 38 anni, e Faustino Campilongo, 39 anni, rei di aver ucciso con diversi colpi di pistola il piccolo Cocò di soli 3 anni, il nonno Giuseppe Iannicelli e la giovane compagna di quest'ultimo, Ibtissam Touss.

Il triplice omicidio

L'episodio era assurto agli onori della cronaca soprattutto per le modalità barbare con cui era stato commesso il triplice omicidio; i killer, infatti, dopo aver ucciso i tre all'interno della Fiat Punto di Iannicelli avevano bruciato i corpi.

All'epoca dei fatti finanche Papa Francesco durante l'Angelus del 26 gennaio 2014 aveva invitato i killer a convertirsi e pentirsi per l'efferato gesto, un'esecuzione in piena regola, che - a dispetto delle presunte leggi di 'ndrangheta- non aveva risparmiato neppure un innocente bambino di 3 anni. E lo stesso Papa durante la visita a Cassano aveva voluto incontrare i familiari del piccolo Cocò, nei confronti dei quali aveva pronunciato parole di speranza: "Prego continuamente per lui, non disperate".

Il movente dell'omicidio

Una partita di droga non pagata e il possibile pentimento del nonno del piccolo Cocò, Giuseppe Iannicelli - stando alle prime informazioni - sarebbero le possibili cause e moventi del triplice omicidio, avvenuto nel gennaio 2014.

Giuseppe Iannicelli, nonno del piccolo Cocò, era infatti legato al mondo della droga nella Piana di Sibari e forse per questi motivi sapevano che la sua vita non era al sicuro.

Anche il giorno dell'omicidio Iannicelli aveva portato con sè il nipotino, che gli era stato affidato dopo che la madre, figlia dello Iannicelli, era stata arrestata sempre per questioni legate alla droga. Un bambino di 3 anni, che avrebbe dovuto salvare il nonno dalla furia dei clan di Sibari, ma che purtroppo è stato giustiziato barbaramente e senza pietà.