"Tu non dici la verità": lo ha detto alla moglie Veronica Panarello il papà del piccolo Loris Stival, ucciso a 8 anni il 29 novembre scorso a Santa Croce Camerina. Sono queste alcune delle parole che Davide Stival ha rivolto alla consorte presunta infanticida nella sala colloqui del carcere di Agrigento durante uno dei due incontri svolti in questi mesi. Parole che adesso sono finite nell'informativa allegata agli atti dell'avviso di conclusioni delle indagini preliminari. Le accuse mosse nei confronti della ventisettenne ragusana sono di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere.
Infanticidio Loris Stival, faccia a faccia tra i genitori in carcere
Il papà del piccolo ancora non crede all'innocenza della moglie. "Tu mi devi dire - ha detto Davide a Veronica chiedendo la verità - che il bambino a scuola non glielo hai portato". Ma la mamma di Loris, finita in manette lo scorso 8 dicembre su disposizione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Ragusa e confermata dal tribunale del Riesame che ha negato la scarcerazione confermando la sussistenza degli indizi di colpevolezza, non cede e continua a dichiararsi innocente. Anzi, cerca il colpevole. "Io mi ricordo - ha detto la donna al marito col quale è ormai ai ferri corti - di averlo portato a scuola e basta".
Veronica Panarello si sente accusata ingiustamente e ribadisce al marito. "Non l'ho ucciso io. Voglio scoprire la verità". Tra le pieghe delle 260 pagine dell'informativa già depositata in Procura e consegnata alle parti, la mamma siciliana presunta infanticida che spera di riuscire a provare la sua innocenza esprime lo stesso concetto più volte.
Veronica Panarello: 'Devo capire certe cose, poi faro il nome'
"Cercano solo su di me - ha detto nel faccia a faccia col marito - come se fossi il mostro". Alle insistenti richieste del marito che chiede verità sull'accaduto, la mamma presunta infanticida a volte sembra voler rivelare qualcosa, ma poi si tira indietro e non dice nulla.
Dice di non credere ai video e a "quello che ti fanno vedere loro", con riferimento agli inquirenti che agli atti dell'inchiesta hanno acquisito 154 immagini in movimento riprese da 21 telecamere di videosorveglianza pubbliche e private. Però, forse senza sapere di essere intercettata, in uno degli incontri nel carcere agrigentino di contrada Petrusa con una familiare si lascia scappare qualcosa che non passa di certo inosservata agli investigatori. La donna, che si dichiara innocente, non fa mistero dell'ipotesi che possa essere a conoscenza di qualcosa sull'infanticidio del figlio Loris e che possa avere dei dubbi sul presunto colpevole. "Devo cercare - ha detto nel colloquio con una parente - di capire certe cose. Appena le avrò capite - ha aggiunto - farò un nome".