Terra bruciata attorno al boss. Il lavoro teso a smantellare progressivamente la vasta rete di fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro prosegue senza sosta. L’ultima operazione ha portato al sequestro di beni mobili, immobili ed aziende a Castelvetrano ed in altri centri del trapanese, nelle disponibilità di quattro fedelissimi del superlatitante, per un ammontare complessivo di 13 milioni di euro. Un altro squarcio nella tela che Messina Denaro sta tessendo dal 1993, anno in cui è iniziata la sua latitanza insieme alla sua scalata ai vertici di Cosa Nostra.

Aggredire il patrimonio dei boss

Mirare dritto al patrimonio dei bossè l’arma più efficace a disposizione della magistratura. La pensa così anche il sindaco di Castelvetrano, Felice Errante. Il suo Comune è celebre per il pregiato olio, per i templi di Selinunte e per le bellissime spiagge ma deve fare i conti con il pesante fardello di aver dato i natali all’ultimo padrino. “É un’immensa soddisfazione – ha detto, rispondendo alle nostre domande – sapere che il lavoro delle forze dell’ordine è caparbio e costante. L’aggressione ai beni è certamente il metodo più diretto per colpire la mafia, questo lo ha insegnato Giovanni Falcone”.

Affrancarsi dalla mafia

Le operazioni antimafia che negli anni ’90, durante l’epoca delle stragi, avevano un posto in prima pagina, oggi sono forse passate in sordina al cospetto di altre minacce.

“Sono sempre notizie da prima pagina per tutta la gente che crede fermamente nella legalità e nella giustizia. Io – aggiunge Felice Errante – non sono per i sensazionalismi ed i presunti scoop che lascio volentieri a quell’antimafia “parolaia”, quella di cortei e manifestazioni fini a se stessi. Ai “professionisti dell’antimafia” noi anteponiamo i fatti e questi sono frutto del lavoro quotidiano di magistrati e forze di polizia ma anche delle istituzioni “sane” e dell’imprenditoria vera che opera senza alcun inquinamento mafioso. Sono convinto che prima o poi Matteo Messina Denaro verrà arrestato ma purtroppo la sconfitta definitiva della mafia non passa soltanto dall’arresto di un latitante. Serve pensare in maniera diversa, serve una “rivoluzione culturale”. È un percorso lungo per il quale necessita l’apporto di tutti: politici, imprenditori, giornalisti, ogni singolo abitante di questa terra. Solo in questo modo Castelvetrano e tutta la Sicilia potranno affrancarsi dal fenomeno mafioso”.

Il caso Despar

Episodi come il “caso Despar”, il noto gruppo di supermercati confiscato a prestanome del boss e poi giunto al collasso finanziario pur sotto tutela dello Stato, non aiutano certamente la rivoluzione invocata dal sindaco.

“Stiamo cercando di fare il possibile per i lavoratori del gruppo Despar. La maggior parte dei circa 400 ex dipendenti ora sono stati assunti da altre aziende che hanno permesso di riaprire i supermercati. Purtroppo il messaggio che passa da questa vicenda è devastante, è quello distorto che la mafia dà un lavoro che lo Stato invece non riesce a garantire. Motivo per cui non possiamo e non dobbiamo mai abbassare la guardia”.