Nuovi sviluppi sulla vicenda dell'omicidio di Città di Castello della 55enne Anna Maria Cenciarini. Il figlio Federico Bigotti, 21 anni, accusato di averla uccisa a coltellate lo scorso 28 dicembre, in mattinata aveva ricevuto il provvedimento di scarcerazione su decisione del collegio del Riesame del tribunale di Perugia per un vizio procedurale. Era stata accolta la richiesta dei legali Francesco Areni e Vincenzo Bochicchio, avendo ravvisato la mancata trasmissione di alcuni verbali proprio al Riesame. Inevitabile la decisione di annullare quindi l'ordinanza di custodia cautelare che lo aveva portato in carcere pochi giorni dopo l'omicidio della madre.

Poi la nuova svolta. A Federico Bigotti è stata notificata una nuova ordinanza di custodia cautelare. Quindi non ha mai lasciato il carcere di Capanne. Il provvedimento è scaturito in considerazione dell'eccessiva pericolosità che avrebbe comportato la sua uscita.

Prima il provvedimento di scarcerazione, poi la nuova custodia cautelare

La decisione di scarcerare Federico aveva suscitato ovviamente sconcerto e clamore da parte della collettività umbra. Il fatto che potesse tornare in liberà e rientrare nella sua Città di Castello, pur se non nella casa dell'omicidio, che è tuttora sotto sequestro, aveva fatto diffondere una comprensibile preoccupazione anche perchè nei giorni scorsi una prima richiesta di scarcerazione presentata dagli avvocati era stata respinta per il rischio di reiterazione del reato, tanto che il fratello maggiore in un intercettazione di una telefonata con il padre aveva manifestato il proprio timore proprio per la convivenza nella stessa casa tra il Federico e il padre.

Si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere

L'omicidio rimane comunque in parte avvolto nel giallo, considerando che l'accusato sinora si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere, dopo che Federico nell'immediato aveva detto di aver visto la madre uccidersi con il coltello. Una ricostruzione che era stata subito messa da parte dagli inquirenti dopo che la perizia sul corpo della donna aveva evidenziato che alcuni colpi letali erano stati inferti alle spalle. Gli avvocati di Federico Bigotti avevano chiesto anche che il proprio assistito potesse essere visitato da un medico psichiatra al fine di valutare la sua salute mentale.