Negli ultimi tempi si parla molto delle tensioni tra Russia e Turchia, di Medio Oriente e di terrorismo, ma poco o nulla dell'eterno problema della sopravvivenza dei curdi. Dopo un periodo di relativa tregua, le forze armate turche hanno cominciato una vera e propria guerra nell'est del paese, bombardando zone densamente popolate e provocando la morte di tanti civili innocenti. Il presidente turco Erdogan ha promesso di volereliminare i membri del Partito Curdo dei Lavoratori(PKK), ma intanto intere città sono assediate, senza cibo, elettricità e forniture mediche.

La popolazione civile paga il diritto all'autonomia che le è stato più volte negato soprattutto per motivi economici.

Una guerra senza fine

Il governo turco non molla la presa contro i curdi, ma essenzialmente si tratta di una guerra senza fine, perché distruggere scuole, ospedali e altre infrastrutture nell'est del paese porterà oltre al dolore anche la reazione di chi si sente perseguitato. I curdi sono la più grande minoranza etnica della Turchia e rappresentano circa il 25% della popolazione; ma nonostante l'alto numero, negli ultimi decenni hanno dovuto subire violenze e privazioni. Il governo di Ankara, con il pretesto di combattere dei terroristi, vuole solo togliere la voce a un popolo che da anni chiede l'autonomia o addirittura sogna una propria nazione: il Kurdistan.

Diritti umani e silenzio dell'occidente

La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha più volte condannato la Turchia negli ultimi decenni per aver commesso crimini contro il popolo curdo, compresi massacri, esecuzioni extragiudiziali, torture, arresti arbitrari, città e interi villaggi devastati, ma anche l'uccisione di giornalisti critici del governo.

I leader occidentali non hanno mai preso posizione contro Ankara, essendo un potente alleato geopolitico oltre che membro della NATO. La resistenza legittima del popolo curdo contro soprusi e violenze ha il solo scopo di raggiungere la tanto agognata autonomia regionale che, se fosse conquistata, forsepermetterebbe finalmente di convivere in pace.