Negli ultimi giorni abbiamo parlato di gennaio 2016 come del mese cruciale per quanto riguarda le decisioni a proposito della partecipazione dell'Italia ai bombardamenti anti-Isis e dell'invio di militari italiani in Libia. L'entrata in scena dei militari italiani sul suolo libico non è finalizzata alla ricerca diretta di uno scontro con l'Isis, bensì alla prevenzione delle strutture fondamentali di quello che sarà l'insediamento del nuovo governo libico d'unità nazionale. Il 19 gennaio, dopo una notte di trattative, il ministro degli esteri Paolo Gentiloni ha comunicato su Twitter la nascita del nuovo esecutivo libico.
Per l'insediamento vero e proprio in Libia è attesa ora l'approvazione del parlamento della Libia, approvazione attesa entro e non oltre il 29 gennaio.
L'insediamento del nuovo governo libico
Quali saranno le decisioni finali dell'Italia e degli altri paesi membri della coalizione anti-Isis dipenderà da quali saranno le scelte che l'attuale parlamento Libico è ora obbligato a prendere entro il 29 gennaio. Nel frattempo la situazione in Libia continua a peggiorare con il proliferare di attacchi dell'Isis. I jihadisti dell'Isis, a conoscenza delle imminenti azioni militari degli "occidentali" in Libia, prendono posizione a Sirte e quindi armano la città portando al suo interno l'artiglieria pesante.
Nel clima dell'accellerazione delle operazioni di attacco americane in Libia, oggi Palazzo Chigi conferma: "L'Italia è pronta ad azioni militari: se sarà necessario, agiremo con i nostri alleati, su richiesta del governo di Tripoli e nel quadro dettato dalle risoluzioni dell'Onu".
Ulteriori criticità per l'Italia
A proposito di Isis, Italia e Paesi della coalizione, di questi giorni è anche l'allerta a proposito dell'Albania, territorio che starebbe divenendo una sorta di porta d'ingresso per la jihad in Europa, oltre che un grande "ufficio di collocamento del terrore" capace di offrire stipendi da 2000 euro e contratti a tempo determinato a chiunque volesse partire per combattere in Siria, Iraq e Libia.