"Se vogliamo ripristinare un rapporto di fiducia con i cittadini, è indispensabile togliere il velo del segreto ogni volta che sia possibile e giusto, specie su fatti tanto lontani nel tempo": é questo il commento della Presidente della Camera Laura Boldrini alla desecretazione ed alla messa online delle 13000 pagine, riguardanti alcuni tra i più cruenti e bui avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale.
La desecretazione prende avvio nel 1994, quando il giornalista Franco Giustolisi individuò centinaia di faldoni occultati in un armadio (che avrebbe definito "della vergogna") all'interno della Procura Generale militare, nella sede di Palazzo Cesi.
Questi documenti sarebbero stati occultati nel 1960, da procuratori militari, tra cui Enrico Santacroce. Egli dispose l'archiviazione provvisoria dei documenti, scelta giustificata dal periodo della Guerra Fredda ed i difficili e tesi rapporti internazionali dell'epoca. "Si tratta di una quantità di materiale enorme", come afferma la studiosa Isabella Insolvente, all'incirca "più di centomila carte". Tra queste, ben 695 fascicoli sulle razzie e le stragi compiute dai soldati tedeschi su territorio italiano. Da un accurato studio delle carte, potrebbero essere portate alla luce le responsabilità e le dinamiche, ancora oscure, circa la strage di Marzabotto, avvenuta tra il 29 settembre ed il 5 ottobre del 1944, sulle pendici del monte Sole in provincia di Bologna.
A capo delle truppe tedesche vi fu il maggiore Walter Reder. Questi venne processato nel 1951, a guerra conclusa, e condannato all'ergastolo. Uno dei punti più controversi e su cui gli studiosi ritengono si possa far chiarezza, alla luce della desecretazione, risiede nella concessione del Tribunale militare di Bari nel 1980, allo stesso Reder, inizialmente della libertà condizionale, successivamente della scarcerazione (ad opera del governo Craxi) nel 1985.
Fecero seguito ovviamente le proteste dei familiari delle vittime e delle associazioni partigiane. Molte sono le ipotesi paventate, tra cui quelle più accreditate vedono come componente fondamentale i rapporti tra le varie sicurezze nazionali.
Allo stesso modo, gli storici sperano di poter far luce sulla figura di Herbert Keppler, responsabile dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, del rastrellamento del Quadraro e della deportazione degli ebrei dal Ghetto di Roma ad Auschwitz.
Keppler riuscì a dileguarsi e a far perdere le proprie tracce in un modo ancora sconosciuto, il 15 agosto del 1977 (alcuni sostengono in una valigia); pare, dalla documentazione desecretata, che un ruolo essenziale nella vicenda sia stato svolto dall'organizzazione Odessa, creata per favorire la fuga degli ex gerarchi nazisti. Risultano inoltre dossier relativi all'uccisione di duemila italiani nella foresta di Borek, alle responsabilità anche italiane per stragi compiute nei territori dalmati; o ancora segretissimi faldoni concernenti NATO, servizio segreto Sismi edUsa nel dopoguerra.
La verità storica è sempre mistificata, diversificata. D'altronde la storia la scrive chi vince; l'unica speranza è che la verità, quella vera, venga finalmente alla luce del sole e che non si cominci subitaneamente a tacciare questa pratica di revisionismo, che altro non è che il metodo di ricerca scientifico della storia. "Il più grande nemico di una qualsiasi delle nostre verità può essere il resto della nostra verità" (William James)