L'orrore emerso ieri dalle indagini che hanno coinvolto gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria e i medici e operatori sanitari dei reparti di neonatologia, ginecologia e anestesia, portando all'arresto di quattro ginecologi e all'interdizione dall'esercizio della professione per dodici mesi di altre sette persone continua a crescere. Le intercettazioni pubblicate dal Dispaccio sono davvero raccapriccianti e qualificano la vera natura delle persone coinvolte, in primis del dottor Tripodi, che ride raccontando i terribili errori commessi dai suoi colleghi nei confronti delle pazienti.

Ricordiamo che quest'ultimo è agli arresti domiciliari ed è colui che ha organizzato, a sua insaputa, l'aborto della sorella perché sospettava che il feto avesse anomalie cromosomiche.

Reggio Calabria, ecco cosa dicevano i medici ridendo dei loro errori

L'inchiesta “Mala Sanitas” ha fatto emergere una terrificante realtà degli Ospedali Riuniti della città di Reggio Calabria. Ieri sono stati arrestati quattro ginecologi: Alessandro Tripodi, Filippo Saccà, Daniela Manunzio e Pasquale Vadalà, accusati di falso ideologico e materiale, falsificazione delle cartelle sanitarie, procurato aborto a una paziente senza il suo consenso e altri gravi reati. Altri sette sono stati interdetti dalla professione per dodici mesi e si tratta dei ginecologi Francesca Stiriti, Salvatore Timpano, Antonella Musella, dell'osterica Pina Gangemi e degli anestesisti Annibale Musitano e Gigi Grasso.

Tutti si sono adoperati per coprire gli errori fatti che hanno portato alla morte di due neonati e a renderne uno invalido al 100%. Dalle intercettazioni emergono ulteriori particolari che rendono l'intera vicenda ancora più insopportabile e dolorosa, si tratta delle risate dei medici che, raccontando dei gravi sbagli commessi dai colleghi, ridono divertiti.

Tripodi racconta ridendo di essere scappato dall'ospedale con una scusa, quando al primario Vadalà è morto un neonato. In un'altra conversazione e usando un intercalare piuttosto colorito, parla con insensibilità e poca considerazione delle sofferenza della paziente, di un buco nella vescica che non si sa come sia potuto succedere.

E in una successiva intercettazione racconta, ancora ridendo, alla collega Francesca Stiriti di come alcuni colleghi, facendo un intervento per un carcinoma dell'endometrio, si siano ritrovati con l'utero in mano. La frase conclusiva della ginecologa è eloquente dello stato di poca professionalità dei medici degli Ospedali Riuniti: “Che scempio, poverino chi ci capita”.