Potremmo aver trovato forme di vita al di fuori del nostro pianeta? Un team di astronomi guidati da Paolo Molaro, dell'Osservatorio Astronomico di Trieste, è riuscito a scoprire, grazie alla sonda Dawn della NASA, che dei punti brillanti sulla superficie di Cerere, pianeta nano del nostro Sistema Solare, presentano delle significative variazioni. Ora gli scienziati stanno cercando di capire quali siano le origini di tali variazioni: potrebbe essere un cambio di stato da ghiaccio a acqua, evaporazioni di gas, o potrebbe dipendere da ben altro. Tra luglio e agosto del 2015, gli scienziati studiarono queste macchie.

Inizialmente, si credeva potesse trattarsi di un errore dovuto agli strumenti, ma eseguendo vari i test, i ricercatori scartarono questa ipotesi. Ancora oggi non sono riusciti a dare una spiegazione plausibile su tali cambiamenti. "Non sappiamo davvero nulla su questi cambiamenti, cosa che getta ancora più mistero su questa scoperta", ha affermato Molaro.

Cerere potrebbe ospitare la vita?

Una delle ipotesi proposta, indica che questi cambi di luminosità potrebbero essere dovuti alla presenza di materiale che evapora grazie alle radiazioni solari; di conseguenza, quando questi punti si trovano dalla parte illuminata dal Sole, le particelle riflettono la sua luce in maniera particolarmente efficace.

Gli astronomi credono che queste particelle evaporino rapidamente, creando in questo modo il repentino cambio di luminosità. "Sappiamo che si nasconde una grande quantità di acqua sotto la superficie di Cerere e gli scienziati che stanno lavorando nel team di Dawn daranno una risposta nei prossimi mesi", precisa Molaro.

Se si confermasse questa teoria, Cerere si dimostrerebbe molto attivo e un luogo ottimale per ospitare la vita come noi la conosciamo: "La vita come la conosciamo sulla Terra ha bisogno di acqua liquida e fonti di energia stabili. Cerere è un poso ideale per riuscire a mantenere queste condizioni per migliaia di anni? Per il momento non lo sappiamo", conclude Molaro.