Qualcosa solo prettamente teorico per la Scienza fino a qualche tempo fa, che oggi diventa una concreta possibilità grazie alle nuove dichiarazioni rilasciate dal fisico più famoso al mondo. Stephen Hawking, paragonabile ad una rock star nel mondo dell'astrofisica, ha voluto precisare come sia possibile non solo l'esistenza di Universi Paralleli, ma anche di come questi potrebbero tranquillamente interagire tra loro usando i buchi neri. Lo studio è stato pubblicato sulla testata scientifica Physical Review Letters. Per adesso, l'umanità non ha i mezzi fisici per avvicinarsi ad un buco nero, ma teoricamente un uomo potrebbe sopravvivere attraversandone uno e sbucare in un universo differente, dal quale non si potrebbe però più tornare indietro.

La ricerca è stata effettuata insieme ad altri due scienziati, Andrew Strominger (exstudente di Hawking) di Harvard, e Malcolm Perry dell'Università di Cambridge, una delle massime autorità a livello mondiale nello studio della teoria delle stringhe.

Come uscire da un buco nero

Il problema più grande fino a questo momento riguardava proprio dove finisse l'informazione assorbita dai buchi neri. Secondo la teoria "classica", il buco nero ha una gravità talmente forte da inghiottire qualunque cosa (luce compresa). Quando Hawking dimostrò che questi tunnel spaziali potevano evaporare portandosi via tutte le informazioni assorbite, sembrava chiaro che niente potesse sopravvivere all'interno. Ma non è proprio così.

In un discorso tenuto all'Università di Harvard, Hawking ha detto: "Le cose che entrano in un buco nero possono anche uscire, sia dall'esterno che in un altro Universo. Se casomai doveste cadere in un buco nero, non arrendetevi, c'è una via d'uscita. Un buco nero in rotazione potrebbe essere un passaggio verso un altro Universo, ma non si potrebbe però più tornare indietro".

La teoria degli Universi Paralleli ha sempre affascinato quanto spaventato, ma ogni volta sembra che la scienza si avvicini sempre di più a voler capire e trovare finalmente, una risposta definitiva a questo dilemma. Questo apre nuove possibilità sul fatto che visitatori di altri mondi potrebbero aver imparato ad usare questi "ponti" spaziali.