Da diversi mesi la Turchia è vittima di una grave crisi e non si tratta solo del deterioramento della sicurezza in mezzo a un’orda di terrorismo. Il debito pubblico potrebbe sembrare stabile, ma il debito privato è fuori controllo, il settore del turismo è in caduta libera e il calo della valuta ha prodotto un impatto negativo sul potere d'acquisto dei cittadini. Il presidente Recep Tayyip Erdogan è fuori controllo: ha imprigionato diversi dissidenti e oppositori, opprime la stampa di sinistra e impone leggi autocratiche. Nelle ultime settimane, ha ancora una volta minacciato di sciogliere la Corte costituzionale.

La corruzione è diffusa. Suo figlio Bilal è fuggito in Italia con un passaporto diplomatico saudita, riportando un’accusa di riciclaggio di denaro sporco. La popolazione turca e i vari leader militari sono sempre più persuasi che Erdogan stia portando la Turchia sull’orlo del precipizio. Tutto cominciò con il rifiuto di conferire legittimità al leader curdo Abdullah Ocalan per la ripresa dei negoziati di pace. Il rifiuto ha riacceso il conflitto curdo-turco facendo precipitare il paese in una sorta di guerra-civile.

Se i militari turchi si mobilitano per cacciare Erdogan potrebbero farla franca?

La risposta potrebbe essere sì. L'adesione della Turchia alla NATO non costituisce un deterrente per l’azione: né la Turchia né la Grecia hanno perso la loro adesione alla NATO dopo i colpi di Stato precedenti.

Qualora una nuova leadership si impegnasse sinceramente a risolvere la questione curda, i curdi potrebbero sostenere il nuovo governo. Né l'opinione pubblica europea, né quella americana sarebbe in sintonia con un’eventuale esecuzione di Erdogan. Erdogan potrebbe radunare un gruppo di alleati al suo fianco, ma la maggior parte di essi, sia a livello internazionale che all'interno della Turchia, sono attratti dal suo potere.

Una volta fuori dal Palazzo Presidenziale potrebbe trovarsi molto solo, una figura sola e confusa come Saddam Hussein al proprio processo. Intanto il Primo Ministro della Turchia, Binali Yildirim, ha confermato oggi che è in corso un colpo di stato militare partito dalla capitale, Ankara.

"Vi è la probabilità di una rivolta militare", ha detto Yildirim, escludendo che il colpo di stato possa avere successo.

"Si tratta di un gruppo all'interno dell'esercito che si è sollevato", ha detto il capo del governo. "Noi non faremo concessioni in materia di democrazia", ​​ha promesso Yildirim. Intanto un grande contingente di polizia è stato inviato ad Ankara e ha bloccato l'accesso alla Piazza centrale di Kizilay. Nello stesso momento, le unità di gendarmeria hanno chiuso i due ponti sul Bosforo a Istanbul, impedendo qualsiasi traffico nell’area europea della città, inoltre sono stati schierati carri armati vicino l’Aereoporto Ataturk di Istanbul. Intanto Erdogan poche ore fa è fuggito chiedendo asilo alla Germania ma la sua richiesta sarebbe stata respinta.