L'intervento militare di Stati Uniti e Regno Unito in Iraq nel 2003 fu solo un'abile pretesto per deporre Saddam Hussein. Il rapporto di Sir John Chilcot, presidente della commissione d'inchiesta sulla partecipazione del Regno Unito alla seconda guerra del Golfo, inchioda a precise responsabilità l'allora premier britannico, Tony Blair, e l'amministrazione della Casa Bianca guidata da George W. Bush. Un lavoro, quello della commissione, durato sette anni e nel corso del quale sono stati esaminati oltre 150 mila documenti ed ascoltati più di cento testimoni.

Quelle armi inesistenti

Nessuna attenuante, nessuna base legale e nessuna giustificazione sulla guerra. John Chicolt, nel corso della conferenza stampa che si è tenuta a Londra, ha attaccato a 360 grandi l'allora governo laburista di Gran Bretagna. "I piani dell'attacco erano inadeguati, le forze militari britanniche non avevano sufficiente preparazione ad affrontare una guerra". Ma il punto cardine, quello per il quale l'ex presidente americano Bush giustificò la sua "guerra preventiva", sono le presuntearmi di distruzione di massa in possesso del regime iracheno, le prove della cui esistenza sarebbero state fornite alle Nazioni Unite. A parte che queste famose armi non sono mai venute alla luce, anche l'attività dei servizi segreti si sarebbe basata su dati ingannevoli.

Questo è esposto chiaramente nel rapporto Chilcot.

L'azione avrebbe minato l'autorità dell'Onu

"Tony Blair avrebbe promesso al presidente americano George Bush di affiancarlo ad ogni costo", questa la tesi esposta da John Chilcot. Un comportamento "irresponsabile" se consideriamo che la decisione presa da Stati Uniti e Regno Unito ha decisamente fatto venir meno la stessa autorità del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, visto che la maggior parte degli Stati membri vi si opponevano.

Senza contare le conseguenze disastrose che ha avuto negli anni il tanto celebrato intervento militare. L'Iraq è infatti precipitato nel caos ed è finito sull'orlo di una guerra civile con le diverse fazioni in lotta per prendere il posto del regime. Oltretutto parecchi armamenti allora in dotazione all'esercito iracheno sono finiti nelle mani di Al Qaeda che all'epoca, stiamo parlando di un periodo successivo all'attacco alle Torri Gemelle, era già un pericolo conosciuto.

Ma le conseguenze negative si sono protratte fino ai giorni nostri, la stessa ascesa del fondamentalismo islamista nel Paese el'attuale minaccia Isis sarebbero una conseguenza di quella guerra sconsiderata. Secondo Chilcot c'erano altre soluzioni per raggiungere il disarmo del regime di Saddam ma non sono state adottate. Nel 2003 il governo di Baghdad non rappresentava affatto una minaccia per l'Occidente.

La risposta di Tony Blair

"La mia fu una decisione presa in buona fede". Tony Blair prende atto dei risultati conclusivi dell'inchiesta ma sottolinea come "non ci fu nessun inganno e nessun impegno segreto per la guerra, allora pensavo che fosse la miglior soluzione per proteggere il mio Paese".

Per l'ex premier britannico, le accuse principali del rapporto Chilcot sono "relative alla preparazione ed alla pianificazione dell'operazione militare" ed inoltre viene "stigmatizzato il rapporto con gli Stati Uniti". "Prenderò tutte le mie responsabilità - aggiunge - e non cercherò scuse. La cosa importante è che dalle lezioni del passato si impari per evitare di commettere gli stessi errori in futuro". Non condivide però la tesi sul rapporto causa-effetto per il quale la caduta di Saddam avrebbe portato all'ascesa del terrorismo jihadista in Iraq. "L'Isis nasce dalle rivolte iniziate in Siria", sottolinea Blair, "mentre l'Iraq nel 2010 era in una situazione di stabilità". Analisi condivisibile per certi versi anche se le ombre gettate negli ultimi mesicirca le intromissioni straniere che avrebbero dato la spinta alla rivoluzione siriana, dimostrano chiaramente come l'Occidente davvero non voglia imparare dagli errori passati.