Epurazioni ed arresti in Turchia continuano senza tregua. Si parla di circa ottantamila persone, ma le cifre sono destinate a salire. A finire nel calderone della censura professori universitari, funzionari pubblici, imam accusati di essere vicini a Gulen, il kemaliano rifugiatosi in America e che il sultano rivuole indietro, considerato il responsabile del fallito golpe. E’ la prima volta che un golpe fallisce e se poi ci ritroviamo in presenza di Tv e giornali messi a tacere ci si accorge che qualcosa non torna. Di colpo sono spariti laici e democratici e le strade in Turchia cominciano a riempirsi di uomini barbuti, donne sempre più velate con la bandiera della mezzaluna in mano che inneggiano al sultano.

I simboli della modernizzazione cominciano ad essere rottamati come piazza Taksim e parco Gezi, che ben presto saranno occupati da caserme ottomane e nelle vie dove un tempo c’erano le sedi del consolato di Svezia, l’Accademia di Francia, e c’era vita, musica adesso tutto tace, mentre a scorrazzare sono solo uomini vestiti all’islamica, fedeli ad Erdogan che alzano le dita in segno di vittoria.

Donne sempre più velate in strada

A farne le spese sono le donne che avevano creduto di potersi occidentalizzare e si sono adesso accorte che quanto facevano prima non è più possibile. Meglio starsene in casa e se al lavoro ci andavano in abiti normali adesso, dopo le sette di sera, se si vuol uscire bisogna coprirsi il più possibile.

Gli uomini del sultano si sono impadroniti dei luoghi di passeggio e stazionano in quelle piazze tutta la notte, a dimostrazione del fatto che loro sono i padroni incontrastati del territorio. Si sentono inoltre testimonianze sussurrate di anatemi lanciati alle ragazze vestite all’occidentale ed i barbuti giurano che prima o poi saranno eliminate e la loro modernità destituita così come è stata destituita la democrazia.

Per farlo Erdogan si è sbarazzato dei giudici, considerati suoi nemici e la paura serpeggia ovunque. Si restringono i diritti, si condannano al limbo quelle delle donne considerate inferiori agli uomini e l’Islamismo si sta affermando come unica ideologia da abbracciare e seguire. Erdogan non è mai stato tenero con le donne che, secondo lui, dovrebbero stare a casa, avere figli e, se devono lavorare, percepire una retribuzione non pari a quella maschile.

Un mondo patriarcale ripristinato con leggi e provvedimenti che ristabiliscono la legalità per i matrimoni con spose bambine e depenalizzano l’abuso sessuale sulle minorenni, purché il violentatore sposi la sua vittima. I veli dunque ritornano ad essere indossati in fretta da donne che finalmente lo avevano rigettato scegliendo di vivere all’occidentale. Un occidente a cui Erdogan ha dichiarato guerra islamizzando la società turca e facendo proseliti e sostenitori delle sue folli idee. Nel cuore dell’Europa, sapere che la parte occidentale della Turchia è stata annessa ai principi di un Islam che sta dispiegando la sua potenza, non lascia presagire nulla di buono.

Il sultano ed il nuovo Califfato

Erdogan parla sempre più il linguaggio di Alì Baghdadi, ripristinando il potere tipico dei sultani, ostentando al mondo la fine destinata agli infedeli, dopo aver umiliato i suoi oppositori mostrandoli al mondo nudi, per farne scempio in vita prima che in morte. Soffia forte il vento della repressione di un Islam che prepotentemente sta riaffermando il suo integralismo. Ci siamo battuti per i diritti, abbiamo cercato in ogni modo di creare una società di diritto ma Erdogan in pochi giorni ha dato il via alla repressione più sanguinosa, spezzando quel filo sottile di speranza che ci aveva fatto credere nella possibilità di riscatto di tanti uomini e donne che adesso tremano per quello che il sultano sta facendo in Turchia.