Ènotizia di pochi giorni fa che, in Francia, alcune amministrazioni comunali, con ordinanza del Sindaco, hanno vietato di indossare il “burkini” nelle spiagge pubbliche. Il termine “burkini”, nasce dalla fusione della parola “burka” con bikini, effettuata dai mass media, per indicare un indumento, non sempre di colore scuro, che lascia visibili solo il volto, le mani e i piedi ed è indossato in spiaggia dalle donne islamiche di orientamento fondamentalista.
Tali provvedimenti hanno ricevuto il pieno appoggio del primo ministro francese Santiago Valls, secondo il quale il cosiddetto burkini sarebbe «incompatibile con i valori della Francia e della Repubblica», perché «espressione di un’ideologia basata sull’asservimento della donna».
A questa battaglia, in nome del diritto della donna a mostrare liberamente il proprio corpo senza condizionamenti religiosi o maschilisti, si sono opposte alcune associazioni contro l’islamofobia, che hanno estratto dal cilindro un presunto diritto della donna a coprirsi come ritenga opportuno.
Divieti anche in Germania
In realtà, in ogni ordinamento democratico, solo la donna sarebbe titolata ad affermare se ci sia costrizione o violenza ad indossare qualcosa da parte di chicchessia. In mancanza di denuncia di parte, quindi, non dovrebbe essere applicata alcuna sanzione che, tra l’altro, nelle spiagge francesi, è comminata alla persona interessata, aggiungendo al danno (la costrizione), anche la beffa.
Sono passate solo 48 ore dalle dichiarazioni di Valls che, in Germania, Angela Merkel si è espressa contro l’uso del burka, una tunica che copre anche il volto, permettendo di vedere solo tramite alcuni buchi che formano una piccola grata nel tessuto, all’altezza degli occhi. La cancelliera ha affermato che, a suo parere, «una donna con il velo integrale abbia poche possibilità di integrarsi nella società tedesca».
La merkel, inoltre, ha dato mandato al ministro dell'Interno tedesco Thomas de Maizière di valutare se esistano gli estremi per proibire l'uso del burka davanti ad alcune autorità o in certi luoghi pubblici, per motivi di ordine pubblico, connessi alla necessità di riconoscimento delle persone. Va precisato che, in Belgio e in Francia, l’uso del burka è già vietato in tutti i luoghi pubblici, in quanto elemento di ostentazione del proprio credo religioso, incompatibile con la laicità dello Stato.
Vietato il burqa in ogni occasione
Subito, il ministro de Maizière ha indetto una conferenza stampa, insieme ai suoi colleghi regionali del Meclemburgo e di Berlino – dove, tra l’altro, si voterà prossimamente – entrambi appartenenti al suo partito e a quello della cancelliera, la Cdu/Csu. Per l’occasione, i tre ministri hanno annunciato che non solo il burqa, ma anche il niqab, che lascia visibili gli occhi ma copre il resto del volto, saranno presto banditi nelle scuole, negli asili e nelle università tedesche, oltre che negli uffici pubblici, in tribunale, al volante e alle manifestazioni autorizzate. De Maizière ha precisato che si tratta di un obbligo a mostrare il volto e non un divieto a questo o a quell’indumento.
Sulla questione del divieto francese al burkini nelle spiagge si è espresso anche il ministro dell’interno Angelino Alfano, ritenendo incostituzionali, nel nostro paese, le ordinanze dei sindaci transalpini, in quanto l’Italia tutela la “libertà di culto”. Fermo restando che le donne islamiche non indossano il burkini in spiaggia per partecipare a cerimonie di culto, limitandosi a prendere il sole (ove possibile) e a farsi il bagno, è probabile che le iniziative tedesche relative all’obbligo di mostrare il volto, per motivi di ordine pubblico, possano far cambiare parere al ministro italiano.