Raqqa come Berlino nella seconda guerra mondiale. I due eserciti che marciavano da direzioni opposte avevano l'unico obiettivo di prendere la capitale del regime nazista, con gli accordi di Yalta fu concesso all'URSS questo privilegio. Sono passati 71 anni e l'annunciato epilogo per la guerra al comune nemico di oggi non è del tutto diverso. La presa di Raqqa che lo Stato Islamico ha eletto a sua capitale in Siria, segnerebbe la disfatta definitiva del Califfatonel Paese. Ma non sarà una missione semplice, ad essere sinceri lo scorso giugno l'esercito regolare siriano supportato dall'aviazione russa ci aveva provato ma ha dovuto rinunciare perché non aveva uomini sufficienza e senza un'adeguata copertura è impossibile prendere una città di oltre mezzo milione di abitanti, difesa dal grosso delle milizie dello Stato Islamico.

I combattenti dell'Isis non sono di numero spropositato ma un esercito di circa 8.000 unità, secondo le stime ufficiose, può resistere anche per parecchi mesi ad un assedio.

Il fronte curdo ed il nodo Aleppo

Tralasciando i problemi diplomatici di chi, come la Turchia, chiede semplicemente l'allontanamento degli odiati curdisenza curarsi di quanto siano importanti - lo hanno dimostrato a Manbij - nella guerra all'Isis, l'assalto a Raqqa sarebbe il prossimo obiettivo del Fronte Democratico Siriano alleato degli Stati Uniti. Anche qui il problema è fortemente legato ai numeri: le truppe della coalizione sono ben addestrate e motivate a farla finita con lo Stato Islamico ma l'assedio alla principale roccaforte del nemico costerebbe un numero elevatissimo di perdite.

Alla base della recente presa di Manbij, in pochi lo hanno sottolineato, c'era un'ulteriore motivazione politica che ha spinto l'azione dei Peshmerga, la città infatti si trova nel lembo di terra tra i cantoni di Kobane ed Afrin che i curdi vorrebbero unificare per la creazione di un Kurdistan siriano indipendente. Ad ogni modo, la possibilità che queste forze possano conseguire una rapida vittoria a Raqqa, così come auspica Washington, sono minime se consideriamo che l'assedio di Manbij dove l'Isis schierava circa 1.500 combattenti è durato oltre due mesi.

La creazione di un unico fronte anti-Isis è l'unica soluzione per vincere questa guerra in tempi relativamente brevi ed è per questo che Russia e Stati Uniti stanno trattando. Il punto di partenza è quello di giungere ad un accordo su Aleppo. Se si arrivasse ad una tregua e si distogliesse il grosso delle truppe per concentrarle in direzione Raqqa, l'esercito di Damasco potrebbe disporre di oltre 50 mila uomini, una forza più che sufficiente per espugnare la roccaforte dello Stato Islamico.

Allentare l'assedio di Aleppo sarebbe però un grosso smacco per Vladimir Putin e per il suo alleato Bashar al-Assad che preferirebbero farla finita con i ribelli e le milizie jihadiste ex qaediste la cui resistenza finora è stata straordinariamente efficace. Mosca pertanto continua il dialogo con gli Stati Uniti ma anche i bombardamenti sulla città, intensificati negli ultimi giorni grazie alla concessione di Teheran che ha permesso ai russi di utilizzare le basi aeree dislocate entro i confini dell'Iran.