Oltre il danno la beffa. Dopo quasi sei anni di carcere fatti in seguito ad un giudizio di colpevolezza in primo grado, a cui ne è seguito un altroin secondo grado e in attesa di una sentenza definitiva, Sabrina Misseri, la diabolica cugina di Sarah Scazzi, potrebbe essere scarcerata a metà ottobre.

Oltre allo sdegno e ad un moto popolare contro la sconcertante notizia, in molti si domandano come sia possibile un fatto del genere. Non ultimo il Ministero della Giustizia, che ha perfino inviato degli ispettori per valutare eventuali mancanze o responsabilità degli addetti ai lavori.

I tempi tecnici della giustizia

Da quanto emerso sembra non ci siano più i tempi necessari per la presentazione delle motivazioni dell'ultima sentenza di secondo grado in Cassazione, condizione essenziale per scongiurare la conclusione della durata massima della custodia cautelare.

Per capirci meglio, il nostro sistema giudiziario prevede tre gradi di giudizio, prima della sentenza definitiva: Primo grado, Appello e Cassazione. Il codice di procedura penale prevede, inoltre, che il soggetto sottoposto a misura detentiva ed in attesa di giudizio definitivo (quello emesso dalla Cassazione), può permanere in carcere per un massimo di 6 anni.

L'imminente scarcerazione di Sabrina Misseri

Cosa si prospetta quindi per Sabrina Misseri?

il 16 ottobre 2016 scadranno i termini massimi di custodia cautelare, dunque se non si farà qualcosa prima ed in tempi rapidissimi, colei che è stata già accusata in due gradi di giudizio di essere l'autrice dell'omicidio della cugina Sarah Scazzi, sarà nuovamente messa in libertà e potrà aspettare nella sua dimora la sentenza definitiva.

Questa clamorosa beffa non è altro che uno dei tanti sconcertanti risultati ed effetti dei disservizi del sistema giudiziario italiano. Sono state vane le innumerevoli denunce fatte in questi anni, da parte di giudice, avvocati ed impiegati per mettere a nudo un sistema giudiziario che è al collasso.

Troppi giudizi, poche risorse organizzative ed economiche. Ad aggiungersi i tagli dei costi e strutture spesso inadeguate e per niente a norma. Insomma una fotografia sconfortante, che sollecita l'indignazione della società civile.